Il 16 novembre, in vista della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il Palazzo dei Convegni di Jesi ha ospitato un incontro dal titolo “No alla violenza contro le donne – Progettiamo una società del rispetto reciproco”. L’evento, promosso dalla sezione locale di Fidapa BPW Italy e patrocinato dal Comune di Jesi e dall’Ordine degli Psicologi delle Marche, ha visto la partecipazione di due esperti e professionisti impegnati nella prevenzione della violenza di genere.
La gestione delle emozioni: il contributo del pedagogista Filippo Sabattini
Dopo i saluti istituzionali del primo cittadino Lorenzo Fiordelmondo, della presidente di Fidapa Jesi Virginia Reni e di Catiusca Ceccareli Vice presidente Fidapa Centro, Filippo Sabattini, pedagogista, ha aperto il dibattito affrontando il tema delle emozioni distruttive. Sabattini ha sottolineato come tali emozioni possano prendere il sopravvento quando non siamo educati a riconoscerle e a dialogare con esse: “Se non ci educano a tradurre in parole quello che sentiamo, agisce l’impulsività,” ha spiegato, evidenziando l’importanza dell’autoregolazione emotiva, ovvero la capacità di dialogare con se stessi per comprendere e gestire i propri sentimenti“.
Nel suo intervento, Sabattini ha fatto ricorso alla metafora dei porcospini, spiegando come le persone, per paura di ferirsi emotivamente, spesso si avvicinino e si allontanino, incapaci di trovare un equilibrio. Questa immagine ha offerto uno spunto di riflessione sulla necessità di costruire relazioni sane e rispettose.
Prevenzione, consapevolezza e il lavoro sugli uomini
La psicologa Antonella Ciccarelli ha portato il suo contributo partendo dalla necessità di educare alla gentilezza e all’empatia. Questi valori, se trasmessi in età precoce da figure adulte significative, possono prevenire comportamenti violenti e promuovere una cultura di rispetto reciproco.
Ciccarelli ha ricordato come, prima del 2013, il termine femminicidio non esistesse formalmente nel diritto italiano. Con la promulgazione della legge, è stato finalmente possibile dare visibilità e attenzione specifica a questo fenomeno, che non è un’emergenza recente ma una costante storica e culturale.
Riflettendo sui fenomeni di violenza domestica, Ciccarelli ha posto l’accento sul fatto che il femminicidio non è quasi mai un atto isolato, ma il culmine di una spirale che ha origine in una relazione affettiva. Tale dinamica si sviluppa attraverso diverse forme di abuso – psicologico, economico, sessuale – e si radica in una cultura patriarcale ancora forte, che legittima il possesso e la subordinazione della donna.
L’esperta ha inoltre ricordato i progressi fatti negli ultimi anni: la prima casa rifugio nelle Marche è stata aperta ad Ancona nel 2000, mentre la legge regionale 32 del 2008 ha istituzionalizzato i Centri Antiviolenza (CAV), oggi punti di riferimento per centinaia di donne. Ma la strada è ancora lunga, nel 2023, i dati regionali parlano di oltre 700 donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza, anche se il numero effettivo delle vittime è sicuramente più alto.
Il lavoro con gli uomini autori di violenza
Un aspetto cruciale affrontato da Ciccarelli riguarda i percorsi di rieducazione per gli uomini autori di violenza. Questi programmi, introdotti dalla Convenzione di Istanbul e rafforzati in Italia con il Codice Rosso, prevedono la possibilità di sospensione della pena per chi intraprende un percorso rieducativo.
Tuttavia, Ciccarelli ha evidenziato le difficoltà iniziali nell’introduzione di tali percorsi: “Gli uomini spesso si presentano dichiarandosi vittime, affermano di non aver mai fatto mancare nulla alla famiglia e di essere stati traditi.”
Grazie a linee guida più rigorose, oggi i programmi sono molto più strutturati e finalizzati non solo alla sospensione della pena, ma anche a una reale consapevolezza e cambiamento dei comportamenti.
Numeroso il pubblico che ha affollato la sala di Palazzo dei Convegni.