La “Visitazione” del Lotto custodita nella Galleria degli Stucchi di Palazzo Pianetti, è stata restaurata e sarà presentata domani alle 18.00, alla presenza di Tommaso Castaldi, funzionario storico dell’arte della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Ancona e Pesaro Urbino, Romina Quarchioni, direttrice dei Musei Civici di Jesi, e della restauratrice Francesca Pappagallo.
L’intervento, è stato reso possibile dall’Art bonus, da un contributo comunale e dalla partecipazione di due soggetti, Intesa San Paolo e TreValli Cooperlat, che hanno partecipato rispettivamente con 4 mila e 3 mila euro.
“Un impegno che conferma le direzioni perseguite dall’Art bonus – commenta il sindaco Lorenzo Fiordelmondo – che da una parte permette di tutelare opere che sono parte dell’identità cittadina, dall’altra stimola una forma di mecenatismo attuale che consente ai privati di entrare in sinergia con il pubblico in nome dell’arte“.
L’opera è un olio su tela che negli anni ha risentito dei cambiamenti di umidità e temperatura, negli spostamenti tra le città che l’hanno ospitata. Il materiale della tela muta in base a queste variazioni dell’ambiente, mentre il colore oleoso rimane rigido. Così, se non si effettuano gli adeguati interventi, il colore rischia di staccarsi e cadere. Questo, quanto spiegato da Francesca Pappagallo, già restauratrice di tutte le altre opere jesine del Lotto conservate presso la Pinacoteca Civica di Palazzo Pianetti. “Insieme a questo intervento necessario, c’era la questione delle cornici di cui l’opera era stata dotata in epoca post-unitaria, di scarso valore e bellezza. La sorpresa più grande, dopo averle rimosse, è stata scoprire che il telaio dell’opera era quello originale, con i chiodi installati dallo stesso maestro Lotto nel cinquecento. La scoperta è stata possibile grazie alla rilevazione sulla testa dei chiodi di un composto di gesso, colla e olio siccativo applicato dal maestra anche su tutto il resto del dipinto“.
Proveniente dalla demolita chiesa di San Francesco al Monte degli Osservanti, l’opera era stata creata per un altare simmetrico a quello dove era accolta un’altra opera di uguali forma e misura dello stesso artista veneziano, la Madonna delle Rose, conservata anch’essa presso la Pinacoteca Civica di Palazzo Pianetti.