Un manoscritto raro e affascinante della Biblioteca Planettiana di Jesi sarà al centro di una nuova ricerca finanziata dalla Scuola Nazionale del Patrimonio e delle Attività Culturali, grazie a una borsa di studio post-lauream sostenuta con fondi del Pnrr. Si tratta dell’“Indice dei libri pribiti”, un volume risalente tra XVII e XVIII secolo appartenuto alla famiglia Pianetti, che raccoglie i titoli delle opere censurate dalla Chiesa.
L’Indice dei libri proibiti, istituito da papa Paolo IV nel 1559, elencava testi ritenuti “pericolosi” per la fede o la morale cattolica: dalle traduzioni della Bibbia in volgare a opere di autori illustri come Machiavelli, Boccaccio, Descartes, Kant e Copernico. Il suo scopo era quello di limitare la diffusione di idee considerate eretiche o immorali attraverso un rigido controllo della stampa.
Il progetto di ricerca
La borsa di studio – della durata di nove mesi – sarà attivata entro settembre, con selezione curata dal Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Macerata, che seguirà anche la supervisione scientifica in collaborazione con il personale della biblioteca jesina.
Il progetto prevede di analizzare in modo sistematico ogni titolo riportato nel manoscritto, concentrandosi su tre direttrici principali:
- descrizione accurata delle edizioni individuate, con attenzione alle caratteristiche materiali di ciascun volume;
- studio di postille, timbri, note e segni di possesso, per ricostruire pratiche di lettura e censura;
- ricostruzione delle dinamiche storiche che hanno guidato la selezione e la proibizione dei libri.
Valorizzazione del patrimonio
L’iniziativa si inserisce nel quadro più ampio dei Cantieri di digitalizzazione PNRR, con l’obiettivo di rendere più accessibile e comprensibile il patrimonio culturale italiano. Per Jesi rappresenta non solo un’occasione di valorizzazione della Planettiana, ma anche un contributo importante alla conoscenza di un capitolo cruciale della storia del libro in Italia: quello della censura ecclesiastica e delle idee che hanno saputo resistere nonostante i divieti.
“Si tratta di una ricerca curiosa e affascinante – sottolineano dal Comune – che permetterà di dare nuova luce a un documento unico e al tempo stesso di inserirlo nel più ampio contesto della storia europea della cultura”.