Il sindaco dispone l’interruzione immediata di approvvigionamento e vendita. I farmaci saranno sostituiti da equivalenti.
Niente più prodotti a marchio Teva nelle due farmacie comunali di Jesi. A stabilirlo è stato il sindaco Lorenzo Fiordelmondo, che ha chiesto all’amministratore unico di JesiServizi – la società partecipata che gestisce le farmacie – di interrompere da subito sia gli ordini che la vendita al pubblico, sostituendo i medicinali con equivalenti.
La decisione arriva nell’ambito della campagna nazionale “Teva? No, grazie!”, promossa da movimenti civici, associazioni di sanitari e attivisti per i diritti umani, che denunciano il ruolo della multinazionale israeliana nel sostegno economico allo Stato di Israele, accusato dall’ONU di violazioni del diritto internazionale.
Nella sua comunicazione, Fiordelmondo ha motivato la scelta richiamando “il ripetersi di episodi gravissimi determinati dalle autorità israeliane, che proseguono operazioni militari a Gaza in assenza di segnali di de-escalation e in violazione del diritto internazionale umanitario”.
Il sindaco ha sottolineato anche come, a fronte della scarsa risposta delle istituzioni internazionali, siano proprio la società civile e le associazioni a promuovere azioni di mobilitazione e pressione economica a sostegno della popolazione palestinese.
Non è la prima volta che il Comune di Jesi prende posizione sul conflitto in Medio Oriente. Nel novembre 2023, il Consiglio comunale aveva approvato un ordine del giorno di solidarietà a tutte le vittime e di richiesta alla comunità internazionale di favorire il dialogo di pace. Un secondo atto, a gennaio 2025, ha ribadito il sostegno al popolo palestinese e il diritto al riconoscimento di uno Stato indipendente e sovrano.
Il sindaco ha inoltre ricordato le numerose iniziative cittadine degli ultimi due anni, come le manifestazioni “Camminiamo insieme per la Palestina” e “Disertiamo il silenzio”, organizzate da associazioni e realtà civiche per mantenere viva l’attenzione su Gaza.
A queste mobilitazioni si è aggiunta, nell’agosto scorso, una petizione popolare che chiedeva lo stop ai prodotti “made in Israele” nelle farmacie comunali: non solo medicinali, ma anche cosmetici, alimenti e tecnologia.
Lo stop ai prodotti Teva, sottolinea Fiordelmondo, si inserisce dunque in un percorso più ampio, che unisce le scelte istituzionali alle pressioni dal basso della cittadinanza. Un atto che vuole ribadire, anche a livello locale, una posizione netta contro la guerra e a favore della pace e dei diritti umani.



