Alto circa 4 metri, del colore del cielo, Marco Cavallo è il simbolo della libertà conquistata con la chiusura delle istituzioni manicomiali. Un’opera collettiva, realizzata in origine in cartapesta e legno da pazienti, medici, infermieri e cittadini sotto la guida di Giuliano Scabia e Vittorio Basaglia.
Siamo a Trieste nel 1973 e dopo due mesi di lavoro nel laboratorio P., Marco Cavallo è pronto per varcare le porte dell’Ospedale psichiatrico e raggiungere la città. L’opera è tanto grande che verrà abbattuta una parte del muro all’uscita per permetterle di passare. Ma molto più importanti sono i muri simbolici che essa abbatte, portando, con il suo ingresso in città, la realtà del manicomio e dei suoi abitanti a contatto con i cittadini.
L’opera è dunque uno dei primi passi verso l’abbattimento dei muri delle istituzioni manicomiali totalizzanti, che avverrà definitivamente cinque anni dopo, nel 1978, con la legge 180, meglio conosciuta come Legge Basaglia. Da allora, in quanto simbolo di libertà e di lotta allo stigma verso il malato, Marco Cavallo raggiunge le città della nazione arrivando a Jesi proprio in occasione delle celebrazioni del 25 aprile.
L’iniziativa, in collaborazione con il Comune di Jesi, è stata presentata in conferenza stampa venerdì 21 aprile, e vede la partecipazione dell’Asp Ambito nove, di Ast Ancona, della COSS Marche e della Rete del Sollievo.
Marco Cavallo arriverà in città lunedì 24 aprile. Il 25 parteciperà alla celebrazione della Festa della liberazione alle ore 12.00 in Piazza dell’Indipendenza, nella quale troverà spazio l’intervento di un utente del centro del sollievo che, insieme a Marco cavallo, parlerà ai cittadini. Il 26 aprile in Piazza Colocci, alcune classi della Scuola Elementare “Garibaldi” assisteranno alla lettura de Il grande cavallo blu, un libro per ragazzi di Maurizio A. C. Quarello, letto da Arianna Baldini e Lucia Palozzi.
Giovedì 27 infine, in Piazza Colocci alle ore 11.00, si terrà il laboratorio di cittadinanza con la classe V E del Liceo delle scienze umane Vittorio Emanuele II. Un incontro di sensibilizzazione alla salute mentale con gli alunni che pochi giorni fa hanno visitato il Dipartimento di Salute mentale di Trieste.
Nel corso della stessa giornata sarà inoltre inaugurata la nuova sede del Centro del sollievo che si sposta in Corso Matteotti, nel cuore della città. Con la nuova apertura nei locali comunali dell’appannaggio che si affacciano per il corso, continua l’azione di sensibilizzazione verso il malato iniziata già da anni sul territorio, come ricordato dalla Presidente dell’Asp Gianfranca Schiavoni. “Marco cavallo è uno di quei simboli che servono per attirare l’attenzione della comunità, per combattere lo stigma sociale verso il malato mentale. Spostare il centro lungo il corso diventa così un modo trasparente della città per guardare a questi “poeti strozzati” senza paura“.
“Lo spostamento sarà anche occasione per potenziare altri servizi” – ha aggiunto il vicesindaco e Assessore ai servizi sociali e alle Politiche per l’inclusione Samuele Animali. All’interno dell’appannaggio infatti acquisiranno maggiore spazio anche il centro diurno per i disabili e il centro per l’integrazione, andando ad amplificare la vocazione sociale del luogo. La nuova organizzazione del centro vedrà anche la partecipazione della Fondazione Michele Scarponi.
“I malati di mente li troviamo sempre in fondo a un viale di periferia, forse perché la loro immagine non turbi la nostra esistenza“, afferma Sergio Zavoli in apertura del suo celebre documentario I giardini di Abele. Nel caso di Jesi, grazie all’idea di adottare per qualche giorno Marco Cavallo e di spostare il Centro del sollievo nel cuore della città, i cittadini ed i malati fanno un ulteriore piccolo passo, l’uno verso l’altro.