Dal 1° novembre il professor Fausto Salaffi, figura di riferimento della reumatologia italiana e internazionale, lascerà la direzione dell’Unità Operativa di Reumatologia di Jesi per andare ufficialmente in pensione. Dopo una lunga carriera dedicata alla medicina, alla ricerca e alla formazione, la Direzione Strategica della AST Ancona gli rivolge un sentito ringraziamento per la competenza, la passione e la dedizione che hanno contraddistinto il suo percorso professionale.
Un riferimento per la reumatologia italiana
Nel corso della sua direzione, la Reumatologia di Ancona ha vissuto una fase di profonda trasformazione: aggiornamenti tecnologici, riorganizzazione dei percorsi assistenziali, consolidamento della ricerca clinica e clinimetrica, oltre a importanti riconoscimenti a livello nazionale e internazionale.
«Ho sempre cercato di progettare, più che di gestire il quotidiano – spiega Salaffi – di guardare avanti, di immaginare come cambierà la reumatologia nei prossimi anni. Questo atteggiamento, alla lunga, ha premiato il reparto e i pazienti».
Con il garbo che lo contraddistingue, il professore accoglie questa nuova fase con serenità: «Non credo che mi godrò la pensione in senso turistico – sorride – continuerò a lavorare, a studiare, a collaborare alla ricerca. Forse rallenterò un po’ il ritmo, ma resterò comunque vicino alla mia disciplina, ai colleghi e ai pazienti».
Guardando indietro, il sentimento prevalente è la gratitudine: «Se ho potuto realizzarmi professionalmente in questo modo, è anche grazie al contesto in cui ho lavorato. Ho trovato un ambiente favorevole, aperto alla collaborazione, che mi ha permesso di crescere e di costruire un gruppo coeso e appassionato».
“Le persone sono la vera risorsa della sanità”
Salaffi, da sempre attento alla dimensione umana della professione medica, lascia un messaggio alle nuove generazioni di medici: «Le risorse umane sono rare e preziose. Chi guida un reparto deve saper scegliere, formare e valorizzare le persone, mettendole in condizione di esprimere le proprie capacità. Oggi il primario non è più soltanto il più esperto in una tecnica, ma deve essere un organizzatore, un costruttore di competenze, un promotore di qualità e crescita professionale. Solo così si migliora davvero la sanità».



