Si è svolto giovedì 7 settembre al Teatro comunale Mestica di Apiro un incontro pubblico, molto partecipato, aperto agli amministratori, operatori scolatici, insegnanti e genitori, sull’importante tema del “Dimensionamento scolastico”.
Infatti stando alla nuova norma di Legge sulla programmazione della Rete Scolastica 2024/2025 si dovrà attuare una riorganizzazione del sistema scolastico, come previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, adeguando il contingente organico al calo demografico in atto.
Nella nota della Provincia di Macerata, arrivata al Comune di Apiro, si legge chiaramente: “come parametro efficace per individuare le autonomie da accorpare, non viene più individuato quello del numero degli alunni iscritti al singolo istituto, ma bensì il parametro della popolazione scolastica regionale, seppur tenendo conto della necessità di salvaguardare le specificità delle istituzioni scolastiche situate nei comuni montani”.
Nella Provincia di Macerata ci sono altri undici istituti a rischio dimensionamento, quindi che potrebbero perdere la presidenza e gli uffici amministrativi, oltre quello di Apiro. Il sindaco Ubaldo Scuppa, che ha tenuto l’incontro pubblico, ha spiegato come fino al 2027, essendo Apiro nel cratere dei Comuni del terremoto, dovrebbe essere esente dalla eventuale chiusura delle classi con un numero di alunni inferiore a otto, ma dopo tale data, se non cambierà nulla a livello normativo e legislativo, si potrebbe giungere a questa ulteriore perdita.
Ad oggi e da quanto emerso dal dibattito con genitori ed insegnati, oltre che con la rappresentanza dell’amministrazione di maggioranza e minoranza e del collegio docenti, è netto il diniego per questa scelta. Infatti il Consiglio d’Istituto voterà parere negativo al dimensionamento e ugualmente nella seduta di Consiglio comunale del 15 settembre, l’amministrazione sarà unanime nel ribadire un forte “no” alla chiusura della presidenza esprimendo parere non favorevole alla nota della Provincia. La riunione si è conclusa con la consapevolezza che quello che verrà fatto dal Comune e dalla Scuola, sarà solo una piccola goccia nel mare. Resta comunque ferma la speranza di un ripensamento da parte delle istituzioni regionali e nazionale per non far morire del tutto i piccoli centri montani, dove la scuola, come altri servizi basilari, restano punti vitali per i Paesi. Chiudere una scuola in un piccolo comune montano di duemila abitanti, significa portarlo alla sua morte.