Il mondo di Harry Potter insieme ai giochi da tavolo conquistano la vetta del podio. Ma a vincere è la voce magica di ogni carrista
Venticinque anni fa, Adriano Celentano cantò di non saper parlare d’amore perché “l’emozione non ha voce“. Beh, di voce effettivamente, il lunedì che segue la Sagra ne rimane spesso poca. È l’emozione del giorno prima ad averla presa, lasciata dai carristi alla loro Cupramontana per trasmettere la magia del mondo che hanno realizzato sopra quelle ruote.
Come ogni anno, i carri allegorici hanno richiamato in Piazza Cavour, alle 15.30, migliaia di persone, riunite da cinque scenette, una premiazione e da uno spettacolo a seguire che ha visto sul palco, Donatella Rettore.
La giornata dei carristi è però è iniziata molto prima. Intorno alle sette, solo qualche ora dopo l’essere andati a dormire, sono scesi al laboratorio per “tirare fuori i carri“. Si portano fuori i corpi, si montano tetti e teste, si fanno gli ultimi ritocchi prima di partire verso il cuore del paese. Per farlo occorrono circa sette ore, accompagnate da musica e verdicchio.
Poco prima dell’inizio della sfilata, l’ansia di una vivace ma corretta prestazione ordina animi che vibrano. Tutto deve funzionare, i movimenti delle strutture, la coordinazione dei lettori dal palco con le mosse dei figuranti. Gli ultimi sette minuti di tensione per raccontare al pubblico il lavoro fatto.
Nel giro di piazza successivo, la classifica che viene svelata. Quest’anno la parità di punteggio ha messo insieme, nel gradino più alto del podio, il mondo magico di Harry Potter con i protagonisti dei giochi da tavolo. A seguire, Alice con il suo paese delle meraviglie, i misteri di Scooby Doo e la Cina di Kung fu Panda.
Ora la voce può definitivamente andarsene. Rimangono i festeggiamenti di rito lungo il Viale, un’ultima cena in compagnia ed il ritorno a casa. L’epilogo sa di ritorno alla normalità dopo quattro giorni in cui il tempo si ferma, creando una bolla dove a dare voce all’emozione è una felicità difficile da raccontare. Forse è questo che intendeva il Celentano nazionale. La difficoltà di trovare parole per descrivere ciò che fa vibrare il cuore. Una magia che ha il potere di far sopravvivere la tradizione e che non vede l’ora di risuonare nella prossima edizione.