Il Futsal riempie il Palatriccoli con tanti tifosi da lontano e pochi locali. Ci guadagna il territorio, e chi deciso di affacciarsi dagli spalti
Vige una sorta di pregiudizio locale. Una convinzione assimilata negli anni soprattutto da chi, con vigore e convinzione, ha solcato i campi con formazioni a 11. Non serve aver scalato vette, l’aver giocato a calcio, anche in un categoria posizionata nella seconda metà più bassa dei vertici calcistici, legittima la supremazia di quello sport sull’altro. Anche quando la squadra a cinque ad entrare in campo è una squadra di Serie A, che il vertice, lo calpesta ad ogni partita.
È proprio il pregiudizio non superato a vincere quando il Palatriccoli di Jesi si trova ad ospitare la Coppa Italia Futsal 2025. Coppa Italia. Serie A. Ma questo non basta, almeno nei primi giorni di manifestazione con tribune riempite poco, e per il 90% da tifosi accorsi a Jesi da città Lontane. Si sentono cadenze romane, napoletane, addirittura trentine. Pochi marchigiani o jesini, almeno fino a domenica. Per la finalissima il Palatriccoli ha ricordato il suo splendore al completo.
Dov’è la notizia dunque? Sicuramente in una manifestazione che ha saputo riunire in città centinaia di persone provenienti da altrove. Apprezzato il palazzetto, al quale viene riconosciuto l’importante potenziale e la bellezza del contesto sportivo nel quale è inserito, così come a colpire, è il bello del territorio circostante, con le colline ed i borghi della Vallesina che hanno il potere di restare impressi nella mente del turista mosso da fede sportiva.
Ai pochi curiosi che infrangono il pregiudizio, rimane invece la sensazione di un’aspettativa disattesa. In primis dalla qualità di gioco trasmessa dal calcio a 5. Al dubbio si fa avanti la convinzione che forse, esso viene troppo velocemente giudicato, considerato inferiore al calcio a 11, ma solo per un retaggio culturale. La consapevolezza che quei giorni al Palatriccoli sono stati giorni di Sport con la S maiuscola, che hanno richiama tifosi da centinaia di chilometri di distanza, che hanno schierato sugli spalti famiglie con i nomi di giocatori di futsal stampati sulle maglie dei loro bambini, che hanno fatto arrabbiare giocatori in campo e sostenitori in tribuna, come le curve di un derby.
La consapevolezza che lo sport abbia ancora i suoi pregiudizi e che forse, affacciarsi sugli spalti per guardare, può valere un’occasione in più per esultare.

