Sabato 25 ottobre alle ore 17, sotto l’Arco del Magistrato di Jesi, l’artista Andrea Marconi presenterà la performance installativa “Sotto il nostro cielo c’è una famiglia di Gaza che stende i vestiti”, un’opera che resterà esposta per una settimana e che nasce come riflessione collettiva sulla tragedia in corso nella Striscia di Gaza.
L’iniziativa, promossa da un gruppo di cittadini e artiste e artisti del territorio, vuole testimoniare la vicinanza alla popolazione civile palestinese e ribadire, attraverso il linguaggio dell’arte, un impegno per la vita, la giustizia, la verità e la memoria.
La performance prende spunto dal contrasto tra la quotidianità sicura e pulita delle nostre città e quella di Gaza, segnata da distruzione e sangue. L’immagine simbolica di vestiti stesi sotto lo stesso cielo diventa così una metafora potente della coabitazione di due realtà inconciliabili: una fatta di normalità e un’altra di violenza e sopravvivenza.
“I vestiti che stendiamo sono candidi e puliti – spiega l’artista – mentre sotto il nostro stesso cielo, a Gaza, intere famiglie stendono abiti sporchi di sangue e fango. Con questa installazione voglio ricordare che non tutti abbiamo vestiti puliti da stendere, e che la violenza non può essere cancellata come una macchia da lavare”.
Attraverso i panni insanguinati e intrisi di fango che verranno stesi sotto l’Arco, l’opera invita a una riflessione profonda sulla presenza della guerra dentro la nostra quotidianità, sulla responsabilità collettiva della memoria e sulla necessità di non normalizzare la sofferenza.
“Sotto il nostro cielo c’è una famiglia di Gaza che stende i vestiti” è, nelle parole degli organizzatori, un atto di testimonianza e consapevolezza, per ricordare che anche nei luoghi di pace e bellezza, come Jesi, è possibile – e doveroso – alzare lo sguardo verso chi vive sotto lo stesso cielo ma in condizioni di disperazione.



