Se ne parla poco, ancor più rara la possibilità di vederne uno. Anche per questo lo chiamano “il fantasma delle montagne“. Tra le altitudini di Afghanistan, Bhutan, Cina, India, Kazakistan, Kyrgyzstan, Mongolia, Nepal, Pakistan, Russia, Tajikistan e Uzbekistan si stimano tra i 3.920 e i 7.500 leopardi delle nevi, una delle specie di felini più minacciata del pianeta.
Nel 2014, nasce così l’idea di istituire una giornata mondiale per raccontarne la bellezza ed informare su quanto ne metta a rischio la sopravvivenza, dal cambiamento climatico all’uomo. Ad istituirla, i dodici paesi asiatici che hanno l’onore di ospitarlo, ad un anno esatto dalla storica “Dichiarazione di Bishkek” stilata nel 2013 dopo il primo Forum globale dedicato al leopardo delle nevi. In quell’occasione venne firmato un accordo tra i governi, che si sono impegnati a cooperare per garantire all’animale un habitat sicuro dove sopravvivere.
A 10 anni di distanza la specie resta comunque in via di estinzione, classificata come “Vulnerabile” nelle Liste rosse dell’Unione Internazionale per la Conservazione della natura. Tra i principali fattori, la perdita dell’habitat naturale a causa dei cambiamenti climatici.
Estremamente elusivo e riservato, il leopardo delle nevi vive oltre i 3000 metri di altitudine dove si mimetizza grazie al manto bianco – grigio tempestato da rosette nere. Le temperature che aumentano stanno però modificando vegetazione e presenza di prede, costringendo gli esemplari a spostarsi e abitare spazi sempre più frammentati.
A questo, si aggiungono ritorsione dei pastori locali, che li uccidono per proteggere pecore e capre selvatiche, e bracconaggio. Esemplari vivi o morti che siano, possono infatti valere migliaia di dollari sul mercato illegale della fauna selvatica dove i leopardi delle nevi sono particolarmente ambiti per la pelliccia.