Sunday 8 September, 2024
HomeAccadde oggiL’omaggio al millenario gioco degli scacchi: e tu, che pezzo della scacchiera sei?

Nel giorno della fondazione della FIDE, si celebra la giornata degli scacchi, per ripercorrerne la storia e scoprire chi sono i pezzi della scacchiera

Gli scacchi affondano le loro radici nell’antica India del VI secolo, dove nacquero come “chaturanga,” un gioco che rifletteva la struttura dell’esercito dell’epoca con fanteria, cavalleria, elefanti e carri. Da lì, il gioco si diffuse in Persia, dove divenne noto come “shatranj” e successivamente si propagò nel mondo islamico, raggiungendo l’Europa medievale attraverso la Spagna musulmana.

Nel corso dei secoli, gli scacchi si sono evoluti, adottando le regole moderne nel XV secolo in Spagna e Italia. Il gioco come lo conosciamo oggi è stato standardizzato solo nel XIX secolo, con la nascita delle prime competizioni ufficiali e la fondazione di federazioni nazionali e internazionali, come la Fédération Internationale des Échecs (FIDE) nata nel 1924 proprio il 20 luglio.

La Personalità dei pezzi sulla scacchiera

Se è scientificamente comprovato che giocare a scacchi allena la mente e la rende plastica, abile a risolvere problemi ed elaborare strategie, è vero anche che ogni pezzo degli scacchi ha una propria “personalità” ed un ruolo unico, con il quale confrontarsi e nel quale ritrovarsi.

Pedoni, torri e cavalli

Ad iniziare dai pedoni. Sono i pezzi più numerosi e apparentemente i più deboli della scacchiera muovendosi solo di una casella in avanti. Tuttavia, rappresentano i soldati e la loro forza sta sia nel numero che, eventualmente, nello spirito di sacrificio. Ma essi incarnano anche la capacità di trasformarsi ed evolversi: se raggiungono l’ultima fila infatti, possono essere promossi a qualsiasi altro pezzo, trasformando il loro umile inizio in una potente risorsa.

Simbolo di forza e stabilità, la torre si muove in linea retta lungo le file e le colonne. Il suo ruolo è spesso difensivo, protegge il re e mantiene le linee di attacco. Consapevole dell’ampia capacità di movimento nello spazio, si sposta decisa da una parte all’altra della scacchiera godendo tuttavia del privilegio di dover controllare solo le strade orizzontali e verticali, sondando solo le vie più sicure.

Veniamo all’atipico pezzo del cavallo. Il movimento a “L” lo caratterizza e ne definisce l’anima alternativa e ribelle grazie alla quale salta gli ostacoli che incontra nella scacchiera. Rappresenta la cavalleria e la mobilità ed è spesso utilizzato per creare attacchi imprevisti e complessi. Al tempo stesso, è proprio il suo estro a renderlo prevedibile. Per quanto in grado di saltare o sorprendere, l’area che può raggiungere è limitata e facilmente individuabile dall’avversario.

Alfieri, Regine e Re

La corte reale è sempre presenziata dai due alfieri. Si muovono solo in diagonale del numero di case che vogliono, a patto che la strada sia libera. Al tempo stesso, non possono mai raggiungere una casa di un colore diverso da quella di partenza. La loro capacità di coprire lunghe distanze velocemente li rende strumenti strategici essenziali, con ampia capacità di movimento e abilità nell’adottare punti di vista trasversali. A patto che agiscano nella loro zona di comfort però, per natura non riescono a cambiare colore!

Guardando alla corte dei reali, è senza dubbio la Regina il pezzo più potente del gioco, in grado di portare la sua corona in tutte le direzioni per qualsiasi numero di caselle. Rappresenta la forza e la versatilità, combinando le capacità di torre e alfiere. Alla destra o alla sinistra del Re, prende in mano la partita coordinandosi con i pezzi a disposizione. Il tutto per vincere naturalmente, a costo talvolta, di sacrificare se stessa.

Infine, il pezzo da mettere sotto scacco. Il Re è l’attore più importante sulla scacchiera ma è anche il più vulnerabile. Deve essere protetto a tutti i costi, poiché la sua cattura significa la fine del gioco. Il potere mostrato dalla sua corona è inversamente proporzionale alla sua capacità di movimento. Simboleggia la fragilità del potere assoluto così come quella dell’uomo dimostrando che, quando si trova sotto attacco, anche un re ha bisogno dell’aiuto della sua corte per salvarsi. Non è forse questa la forza più grande?

Autore

Giorgia Clementi

Nata sotto il segno del leone, cresciuta nella capitale del Verdicchio. Dopo la maturità classica al Liceo Vittorio Emanuele II di Jesi scopro l'interesse per il mondo della comunicazione che scelgo di assecondare, dapprima con una triennale all'Università di Macerata, ed in seguito con una laurea magistrale in Giornalismo ed editoria all'Università di Parma. Spirito d'iniziativa, dinamismo, (e relativa modestia), i segni che mi contraddistinguono, insieme ad un amore unico per le bellezze del mio territorio.