Nell’anniversario dalla nascita, il ricordo di uno dei protagonisti del dopoguerra e il mistero passato alla storia come “Il caso Mattei”
Marchigiano, nato ad Acqualagna il 29 aprile 1906, Enrico Mattei è stato uno dei protagonisti italiani del dopoguerra. Militante nelle formazioni partigiane durante il conflitto e sostenitore democristiano, nel 1945 viene nominato commissario dell’Agip, l’Azienda Generale italiana Petroli. Il suo progetto di dare al paese le fonti che lo avrebbero reso competitivo dal punto di vista energetico è alimentato dalla convinzione che sotto la pianura Padana ci siano quantità ingenti e sconosciute di petrolio. La convinzione viene smentita dall’assenza dell’oro nero ma emergerà comunque come quel sottosuolo sia ricco di metano. Una fonte da sfruttare secondo Mattei che intanto, nel 1953 diventa Presidente dell’Ente Nazionale Idrocarburi.
Con l’ENI, negli anni Cinquanta, negozia rilevanti concessioni petrolifere in Medio Oriente e un importante accordo commerciale con l’Unione Sovietica. Iniziative che contribuiscono a rompere l’oligopolio delle Sette Sorelle e a far aumentare i nemici della Società e di Mattei stesso.
La storia si conclude il 27 ottobre 1962 quando il Presidente dell’Eni muore in un incidente aereo tornando da un comizio pubblico in Sicilia. Nella sua istruttoria Vincenzo Calìa, il giudice di Pavia, sosterrà che l’aereo di Mattei è caduto in seguito a un’esplosione nei dispositivi di controllo della navigazione, con una piccola quantità di esplosivo posizionata vicino al carrello esterno e scoppiata quando l’aereo ha toccato terra.
Elementi, sulla base dei quali venne stabilito che Mattei, il pilota Irnerio Bernuzzi e il giornalista William McHale fossero morti a causa di un attentato.
Un mistero e un caso italiano: “Il caso Mattei”
La morte di Enrico Mattei fu, sin dall’inizio, avvolta dal mistero. Un evento storico che sarà accompagnato da indagini difficoltose e sospetti, conclusosi con una sentenza arrivata 37 anni dopo, nel 1999, dove si conferma l’attentato ma non si riescono a fare nomi di attentatori.
Il regista Francesco Rosi raccontò la vicenda nel celebre film “Il caso Mattei” dove a dare un volto ad Enrico ci sarà il giovane Gian Maria Volontè, affiancato dai giornalisti Furio Colombo, nella parte del giovane assistente di Mattei, Arrigo Benedetti e Ugo Zatterin che interpretano se stessi.
È questo a rendere unico il film. Rosi conduce un’inchiesta. Lavora in modo giornalistico e lo fa insieme a coloro che avevano scritto di Mattei. I pochi che avevano “osato” mettere le mani a documenti, incontrare persone e viaggiare nei luoghi da lui frequentati.
Rosi racconta come nasce il film su Mattei a Giuseppe Tornatore, in un’intervista riportata integralmente dal libro “Io lo chiamo cinematografo“. “Volevo mostrare la vita di Mattei facendo scelte che consentissero al pubblico di capire quale fosse il suo sogno , e quale fosse la sua battaglia contro il mondo del petrolio, un mondo che porta nel baratro.
Il film inizia quando Mattei nel baratro c’è già stato trascinato. La scena iniziale mostra la ricerca del corpo tra i rottami dell’aereo, quando il mistero è consumato. Prende le mosse dal finale, costruisce il film come un documentario. Un’inchiesta che lo porta, insieme ai giornalisti Tito de Stefano e Nerio Minuzzo nel deserto a girare le scene nelle tende dell’ENI frequentate da Mattei. Consulta documenti e fa un’inchiesta nell’inchiesta.
Mentre indaga su un mistero, un altro entra nella pellicola dalla realtà. Rosi aveva infatti contattato il giornalista Tullio De Mauro per “una relazione sugli ultimi giorni di Mattei” e poco dopo, De Mauro sparì. Non verrà mai ritrovato. Un altro mistero italiano del quale ancora oggi non si conosce la verità. Il giudice Calìa stabilì una correlazione tra il caso Mattei e la sua scomparsa e Rosi inserisce tale ipotesi nel film.
Ne nasce una narrazione aperta che dà allo spettatore la sensazione di guardare un film con un finale ancora in costruzione. Un giallo che inizi sulla pellicola ma che finirai di vedere nella realtà, se mai la giustizia riuscirà a fare il suo corso.
“Non si saprà mai chi è stato. Io partivo da questo interrogativo pressante, ma non volevo un film che dimostrasse senza dubbio che Mattei era stato ucciso – racconta Rosi a Tornatore – Molte ipotesi e teorie nuove saltarono fuori dopo la scomparsa di De Mauro. (…) tantissime ipotesi, tutte rimaste in piedi. Quella vera non la conosceremo mai”.