“Ei fu. Siccome immobile,
Dato il mortal sospiro,
Stette la spoglia immemore
Orba di tanto spiro”
Questi versi tornano nella mente degli italiani ogni 5 maggio. Parte del repertorio di poesie imparate a memoria ai tempi della scuola, essi sono rimasti vivi nella memoria collettiva, ricordando ogni anno la morte di Napoleone e la poesia scritta per lui da Alessandro Manzoni nel 1821.
Quel 5 maggio sull’Isola di Sant’Elena
Nel 1813, Napoleone Bonaparte viene esiliato per la prima volta sull’isola d’Elba, da una monarchia che torna al potere sul trono di Francia. Una terra circondata dal mare però, non è sufficiente per mettere fine alla sua storia politica. Aiutato da un esercito a lui fedele infatti, Napoleone torna a Parigi, dove dà inizio al suo ultimo governo passato alla storia per la sua durata di Cento giorni.
Una breve primavera politica che però si concluderà con la sconfitta di Napoleone e dei suoi sostenitori nella celebre Battaglia di Waterloo.
Dalla sconfitta inizierà il secondo esilio del condottiero dal cavallo bianco, questa volta sull’isola di Sant’Elena dove rimarrà per sei anni fino alla morte, il 5 maggio del 1821.
Manzoni e l’Ode per Napoleone
I versi citati in apertura sono in realtà un’ode. Un componimento celebrativo dunque, scritto da Manzoni per omaggiare il condottiero.
È la formula trovata per tale omaggio ad aver costituito la sua fortuna. Sedici parole scelte in modo tanto perfetto da aver scolpito le menti di generazioni di italiani, che ad oggi continuano a ricordarla.
Manzoni viene a sapere della morte di Napoleone dalla Gazzetta di Milano, il 16 luglio 1821. La notizia lo tocca in modo particolare, così come stupisce il mondo intero che forse sperava che una seconda, anche se improbabile, fuga del condottiero dall’isola sarebbe prima o poi avvenuta.
In tre giorni, Manzoni scrive il componimento che viene subito fermato dalla censura austriaca, fino a quando una nota casa editrice torinese non sceglie comunque di pubblicarla. Tradotta in diverse lingue, “5 maggio” inizia a costruire la sua fama.
Da allora, i versi omaggiano il condottiero e tramandano la sua storia di generazione in generazione. Il ricordo ai “posteri” che detengono “l’ardua sentenza“, di colui che, dopo aver esalato “il suo mortal sospiro“, rimase a terra immobile, privo di spirito, così come è rimasto il mondo dopo la notizia della sua morte.
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