Era il 29 marzo del 2003, quando la notizia ha iniziato a rimbalzare su tutte le emittenti del mondo. Carlo Urbani, medico e microbiologo nato a Castelplanio, è morto a Bangkok infettato dal letale virus della SARS, mentre stava cercando di studiarla e soprattutto di fermarne la diffusione.
Urbani, al quale sono dedicate tantissime iniziative, ha dato la sua vita combattendo quella “polmonite atipica” che ha terrorizzato il mondo all’inizio del millennio. Il medico marchigiano è stato il primo a identificare e classificare la SARS, un’epidemia che ha causato la morte di 774 persone in tutto il mondo. Grazie al suo rapido intervento e alla sua tenacia, si è evitato un disastro sanitario di proporzioni inimmaginabili.
Un medico con una vocazione umanitaria
Nato a Castelplanio, in provincia di Ancona, nel 1956, Urbani ha dedicato la sua vita alla cura dei malati e alla lotta contro le malattie infettive. Ha lavorato con Medici Senza Frontiere in diverse zone del mondo, portando soccorso alle popolazioni più vulnerabili.
La morte di Urbani, avvenuta a Bangkok il 29 marzo 2003, ha suscitato un’ondata di commozione e cordoglio in tutto il mondo. Il suo coraggio e la sua dedizione sono stati esempio per molti e hanno contribuito a rafforzare la lotta contro le epidemie.
A vent’anni dalla sua scomparsa, Carlo Urbani è ancora ricordato come un eroe silenzioso, un uomo che ha sacrificato la sua vita per il bene dell’umanità. Il suo impegno e la sua passione continuano ad ispirare le nuove generazioni di medici e ricercatori.
Nel luglio del 2003 è nata l’AICU, Associazione Italiana Carlo Urbani, con lo scopo di ricordare e onorare il dott. Urbani come medico e come uomo, e sostenere tanti progetti di aiuto e solidarietà verso i più deboli, stessa missione alla quale Carlo dedicò la sua vita.