Sulla scia di quanto accaduto in altri paesi dell’Occidente, numerosi movimenti studenteschi animarono il ’68 italiano. L’anima della contestazione, simile a quella americana, francese e tedesca si era presentata già sul finire del Sessantasette, quando piccoli gruppi di giovani iniziarono ad occupare scuole ed università per ottenere più diritti, più mense, più laboratori, più attenzione agli studenti lavoratori.
Alla contestazione, lo stato rispondeva naturalmente con la repressione. Come avvenuto nel marzo del ’68 a Valle Giulia, Roma, quando gli studenti si scontrarono con la polizia che voleva impedire loro l’occupazione della facoltà di Architettura.
O come avvenuto proprio la notte tra il 7 e l’8 giugno di 55 anni fa. I giornali rinominarono la vicenda come la “Battaglia di Via Solferino“. In questo caso però, la contestazione non mirava ad un istituto scolastico o universitario, bensì ad un protagonista della stampa italiana: Il Corriere della sera.
Quella notte in Via Solferino per bloccare il Corriere
A scagliare la contestazione contro la redazione milanese fu la campagna diffamatoria che il Corriere stava conducendo sulle sue pagine contro il movimento. La tensione era già evidente da giorni e sia la redazione che la polizia si aspettavano un’imminente occupazione.
Ma il Movimento decise di agire in maniera diversa. La volontà non era infatti quella di occupare le sale della stampa, bensì quella di impedire all’edizione del giorno di raggiungere i lettori. Per alcuni giorni, alcuni membri del Movimento camminarono per Via Solferino, si segnarono le strade parallele, il percorso fatto dai camioncini per la distribuzione.
Con le mappe in mano, prese forma il piano di accerchiamento del Corriere e il blocco del giornale.
A dare il via all’operazione un lungo comizio in Piazza Duomo, al termine del quale, il pubblico del Movimento si divise in quattro sottogruppi, ognuno in una direzione diversa. I caschi blu e la Polizia interpretarono la divisione come una ritirata ed una rinuncia allo scontro, ma i quattro gruppi in realtà andarono ad occupare le quattro vie che circondavano la redazione.
Il segnale viene dato con un razzo luminoso in cielo alle 23.30. Da quel momento, nei quattro angoli si formano delle barricate, le auto vengono incatenate tra loro per formare dei blocchi, vengono lanciate bottiglie incendiarie. Nasce una vera e propria battaglia, tra circa 3000 componenti del movimento e la Polizia che prova a far resistenza.
Passata alla storia come la “Battaglia di Via Solferino“, dalla via che ospita la sede del Corriere, la contestazione si concluderà con 12 arresti, 250 fermi, 87 denunce e diversi feriti.
Uno scontro che impiegò sul campo le sezioni migliori della Polizia di Stato, specializzate nel pestaggio degli operai, come il Battaglione Padova o il terzo Celere.
La battaglia durò circa cinque ore, continuando fino alle quattro del mattino dell’8 giugno. I furgoni pieni di copie da distribuire nelle città della Penisola rimasero bloccati nel mezzo delle barricate.