Mentre il mondo si preparava a festeggiare il Capodanno del 1992, a Mosca si consumava l’atto finale di uno dei giganti del Novecento. Il 31 dicembre 1991 l’Unione Sovietica cessava ufficialmente di esistere come soggetto di diritto internazionale, ammainando definitivamente la bandiera rossa con falce e martello dal Cremlino.
La fine di un colosso
Il processo di dissoluzione, accelerato dalle riforme della Perestrojka di Mikhail Gorbaciov e dai crescenti movimenti indipendentisti, era giunto al punto di non ritorno pochi giorni prima. Il 25 dicembre Gorbaciov si era dimesso, consegnando i codici nucleari al presidente russo Boris Eltsin. Ma è allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre che la transizione divenne giuridicamente definitiva: l’URSS lasciava il posto a 15 nazioni indipendenti.
Un’eredità complessa
La scomparsa dell’URSS non segnò solo la fine della Guerra Fredda, ma ridisegnò i confini dell’Eurasia e dell’Europa dell’Est, portando alla nascita di stati come l’Ucraina, la Bielorussia, i Paesi Baltici e le repubbliche dell’Asia Centrale. Oggi, a distanza di oltre trent’anni, le onde d’urto di quel crollo continuano a influenzare la cronaca internazionale e gli equilibri geopolitici tra Est e Ovest.
Altri fatti storici del 31 dicembre:
- 1879: Thomas Edison presenta per la prima volta al pubblico la lampadina a incandescenza a Menlo Park.
- 1955: La RAI trasmette il primo pomeriggio di grande calcio in TV: all’Olimpico di Roma si giocano in successione Roma-Atalanta e Napoli-Fiorentina.
- 1999: Gli Stati Uniti trasferiscono ufficialmente la sovranità sul Canale di Panama al governo panamense, ponendo fine a quasi un secolo di controllo americano.
- 2019: Le autorità cinesi informano l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) di una serie di casi di “polmonite anomala” a Wuhan: era l’inizio della pandemia di COVID-19.



