Friday 3 May, 2024
HomeAccadde oggi29 marzo 2003. Vent’anni dalla morte di Carlo Urbani

Carlo Urbani, medico italiano dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), è morto oggi a causa di Sars (Sindrome respiratoria acuta grave). Aveva 46 anni.” si legge in una nota del 29 marzo 2003 diffusa dall’Istituto Superiore della Sanità.

Conosciuto nel mondo per aver identificato il primo focolaio della nuova malattia, il Medico di Castelplanio permise di isolare il focolaio del virus della SARS impedendo la sua trasformazione in una pandemia globale.

Da Castelplanio all’Organizzazione mondiale della sanità

La vocazione alla cura dell’altro, guida Carlo sin da giovanissimo, alla scelta di una laurea in medicina all’Università di Ancona e di una specialistica in malattie infettive e tropicali a Messina. La sua carriera inizia nel suo paese di nascita, Castelplanio, dove alla fine degli anni ’80 lavora come medico di base.

Nel frattempo iniziano i primi viaggi in Africa dove incontra persone che muoiono a causa di malattie assolutamente facili da curare.

Nei paesi africani tornerà varie volte. Nel 1993 come consulente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, e negli anni seguenti come Medico Senza Frontiere -associazione di cui nel 1999 diventerà presidente – operando principalmente in Cambogia, dove per un periodo vive insieme alla famiglia.

Impegnato in contesti di povertà, messi a dura prova da situazioni socio-politiche instabili e pericolose, Urbani unisce alla missione della cura anche quella della denuncia e del racconto al mondo di ciò che accade nei territori dove opera.
Nel 1999 riceve ad Oslo il Premio Nobel per la pace a nome di Medici senza frontiere. 

Nel 2000 è primario del Reparto Malattie infettive all’Ospedale di Macerata ma lascerà l’incarico dopo l’assunzione all’Oms come coordinatore delle politiche sanitarie nel Sud-Est Asiatico. Si trasferisce così in Vietnam insieme a sua moglie e i suoi tre figli.

L’incontro con la SARS

Ad Hanoi nel febbraio 2003, un uomo d’affari americano proveniente da Hong Kong iniziò a mostrare sintomi tanto gravi da costringere l’Oms a chiamare Urbani. Il problema principale non erano solo i sintomi che nessuno sapeva come curare, ma anche il fatto che egli stava infettando i componenti del personale medico.

Dopo la visita all’uomo, Urbani si accorge della portata della nuova malattia e lancia un allarme per attivare misure di quarantena ed isolamento di pazienti e personale sanitario. Misura strategica che impedirà al focolaio di espandersi.

Pochi giorni dopo la visita al paziente di Hanoi, Urbani inizia ad avvertire febbre, tosse e stanchezza mentre è in volo verso la Thailandia dove è atteso per un convegno. Capisce subito di aver contratto il virus e di conseguenza, è consapevole della necessità di isolarsi e di essere ricoverato in quarantena.

Morirà dopo due settimane dalla comparsa dei sintomi, il 29 marzo 2003, nell’ospedale di Bangkok.

La sua morte è emblematica testimonianza di quanto l’ambiente ospedaliero, così come la velocità degli spostamenti nei cieli siano due elementi estremamente favorevoli alla proliferazione dei virus. La SARS aveva viaggiato in aereo insieme all’uomo d’affari americano, per poi insediarsi tra medici e pazienti. Sedici anni dopo, la storia che si ripete.


Autore

Giorgia Clementi

Nata sotto il segno del leone, cresciuta nella capitale del Verdicchio. Dopo la maturità classica al Liceo Vittorio Emanuele II di Jesi scopro l'interesse per il mondo della comunicazione che scelgo di assecondare, dapprima con una triennale all'Università di Macerata, ed in seguito con una laurea magistrale in Giornalismo ed editoria all'Università di Parma. Spirito d'iniziativa, dinamismo, (e relativa modestia), i segni che mi contraddistinguono, insieme ad un amore unico per le bellezze del mio territorio.