Friday 17 May, 2024
HomeAccadde oggi27 giugno 1980: la strage di Ustica

Erano le 20.59 del 27 giugno 1980 quando il volo di linea Itavia IH870 partito da Bologna e diretto all’aeroporto Punta Raisi di Palermo, cadde sul mar Tirreno tra Ustica e Ponza.

Un incidente che destò molto sdegno perché per molti anni regnò il silenzio sulle cause della morte di 81 passeggeri tra cui anche bambini. Non è stato l’incidente con più morti in Italia, poiché ce ne sono altri tre con un bilancio peggiore, ma dopo decenni ancora non sono stati chiariti molti aspetti importanti soprattutto sulla dinamica del disastro.

L’analisi dei dati radar e quelli sul relitto recuperato dal fondo del mare portarono alla luce l’evidenza di una esplosione che spezzò in due parti l’aereo. Nel 1982, una perizia eseguita da esperti dell’Aeronautica Militare Italiana rilevò tracce di un esplosivo plastico presente nelle bombe, proveniente dallo schienale di un sedile. la notizia fu pubblica: l’aereo era stato abbattuto.

I dati dei radar

Al vaglio per molto tempo i dati radar del controllo del traffico aereo civile. Ruolo chiave fu il centro di Marsala, ma proprio per la sua posizione strategica, fu sede di un grna “polverone”. Nell’ordine, prima fu riferito che nelle ore precise, per stabilire se nel momento dell’incidente vi fossero altri aerei in zona, era in corso una esercitazione nella base e mancavano proprio i dati di quegli istanti perché la registrazione non era possibile. Poi venne a mancare perché visibilmente strappata, una pagina del registro del sito radar di Marsala, riferita proprio al 27 giugno.

Il recupero del relitto

Anche il recupero del relitto è un giallo. Sebbene si valutò poco conveniente incaricare una impresa francese, alla fine fu proprio la Ifremer, collegata ai servizi segreti francesi a scendere a 3500 metri di profondità per recuperare la quasi totalità della cellula (ossia la struttura dell’aereo meno i propulsori). Molti furono i dubbi sulla genuinità dei filmati forniti dalla ditta, che contenevano l’ispezione del relitto recuperato. Solo tra il 1987 e il 1991 il relitto fu recuperato quasi nella sua interezza. Oggi si trova nel Museo della Memoria di Bologna.

I cieli di Ustica, intense attività militari internazionali

I cieli di Ustica erano fuori controllo, a causa del passaggio di aerei militari e al centro di strategie internazionali. Negli anni riemersero dal mare molti altri dettagli che hanno confermato l’intenso traffico aereo nella zona dell’incidente del 1980. Il Tirreno in quegli anni erano trafficato da forze aeree di molti paesi. Ci sono poi evidenze di dati radar e allarmi lanciati proprio quel 27 giugno in altre zone italiane (Grosseto, costa calabrese), più volte smentite o non chiarite né dall’Aeronautica MIlitare né dalla Nato.

C’è inoltre la storia del MIG libico precipitato sulla Sila, in Calabria e ritrovato il 18 luglio. Si ipotizza una correlazione con il disastro del 27 giugno, poiché nonostante rapporti autoptici sui caduti di quel volo e testimonianze contrastanti, è emersa la possibilità che quel giorno vi fossero due caccia all’inseguimento di un terzo. Tra registrazioni mancanti o rielaborate dei dialoghi dell’Aeuronatica, che cercava di chiarire la presenza di aerei militari americani che “razzolavano” sui cieli del Tirreno, è stato confermato l’intenso traffico aereo di quegli anni.

La vicenda giudiziaria: è emersa la verità?

settembre del 2000 vanno a processo quattro generali dell’Aeronautica accusati di “concorso in alto tradimento mediante attentato continuato contro gli organi costituzionali” per i depistaggi durante le indagini. Il vicenda giudiziaria andò avanti per sette anni e, dopo i tre gradi di giudizio, i generali vennero assolti e le altre posizioni prescritte.

Nel febbraio del 2007 arrivarono alcune risposte, contenute però in “ipotesi” anche se maggiormente accreditate, dalle parole del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che all’epoca della strage di Ustica era Presidente del Consiglio dei Ministri. L’aereo – secondo le notizie fornite dai servizi segreti a Cossiga e Amato – fu abbattuto da un missile francese lanciato da un velivolo (di cui ancora oggi non è certa la portaerei del decollo, se Clemenceau o Foch) e destinato a Gheddafi. Anche la Corte di Cassazione nella sentenza di condanna al risacimento per i familiari delle vittime di Ustica (100 milioni), a carico dei Ministeri dei trasporti e della Difesa, ha ripreso questa tesi. Non solo, la compagnia aerea dopo la strage vide l’ulteriore peggioramento delle proprie finanze e finì in amministrazione controllata, fino alla liquidazione del 1983.  

La parola fine fu scritta quindi con la condanna dei due ministeri, riconosciuti colpevoli dell’omesso controllo della situazione di rischio venutasi a creare nei cieli di Ustica, dove aerei militari non autorizzati e non identificati incrociarono l’aerovia assegnata al volo Itavia.

Ma è davvero tutto chiarito?

Oggi sono passati 43 anni dalla strage di Ustica. A seguito della desecretazione degli atti coperti da segreto di stato del 2014, e da testimonianze chiave di provenienza americana, la ricostruzione sembra più chiara, anche e ci sono ancora punti d’ombra: l’aereo civile Itavia IH870 è stato stato abbattutto da un missile, caccia americani e Mig libici sorvolavano i cieli italiani quel 27 giugno del 1980.

Autore

Cristina Carnevali

Di professione avvocato, fondatrice di capocronaca.it. Già collaboratrice e direttore editoriale per realtà locali, vincitrice del Premio giornalistico "Giuseppe Luconi" 2020 nella sezione "quotidiani on line delle Marche", oggi guida della redazione di capocronaca.it. Appassionata di sport, ha fatto i primi servizi sul campo, per poi occuparsi a 360° dell'editoria e della comunicazione.