Era il 23 marzo 1919 quando Benito Mussolini, presso la sala riunioni del Circolo dell’alleanza industriale situato in piazza San Sepolcro a Milano, fondava i Fasci italiani di combattimento. La storia di questo movimento politico è tristemente nota. Nel giro di appena due anni, esattamente il 9 novembre 1921, i Fasci vennero ufficialmente trasformati nel nuovo Partito Nazionale Fascista.
Ma quali erano, nello specifico, i vari punti del programma politico denominato con l’appellativo di «San Sepolcro» (da cui il termine «Sansepolcrismo» per riferirsi al Fascismo delle origini)?
I princìpi che ispirarono Benito Mussolini, presentati in occasione dell’adunanza a Milano, vennero messi in chiaro il giorno seguente all’interno del quotidiano Il Popolo d’Italia, fondato nel 1914 dal leader politico stesso e che, negli anni, si sarebbe rivelato un fondamentale strumento di propaganda politica.
Il programma di San Sepolcro pubblicato ne Il Popolo d’Italia
La questione fondamentale su cui insistette il Duce – titolo che, lo ricordiamo, Mussolini assunse solamente a seguito del 1922, quando prese il potere tramite la marcia su Roma – fu proprio la necessità di istituire la cosiddetta «terza via», atta a rappresentare la sola e unica soluzione a fronte di due incombenti pericoli: “quello misoneista di destra e quello distruttivo di sinistra”.
Non mancò, fin dagli albori del Fascismo, l’affermazione categorica ed intransigente di una mentalità nazionalista volta a combattere “l’imperialismo degli altri popoli a danno dell’Italia”, ma anche a promuovere, in termini di politica estera, “la nazione italiana nel mondo”, pur nell’ambito di “competizioni pacifiche della civiltà”. Di pacifico, avrebbe dimostrato nel giro di qualche mese, il movimento dei Fasci italiani di combattimento aveva ben poco.
Da un punto di vista politico, il partito fondato da Mussolini chiedeva l’abolizione del Senato, il minimo di età degli elettori fissato ai 18 anni, mentre per gli elettori della Camera dei deputati si predisponeva un abbassamento della soglia ai 25 anni. Il programma di San Sepolcro, inoltre, proponeva la costituzione di una Assemblea nazionale che avesse, come primo compito, quello di “stabilire la forma di costituzione dello Stato”.
La risoluzione delle problematiche sociali era affidata, in parallelo, all’urgenza di fissare una giornata legale di “otto ore di lavoro per tutti i lavoratori”. Si prometteva, inoltre, la partecipazione dei lavoratori al funzionamento tecnico dell’industria, ed anche un pronto intervento sulla legge di assicurazione sull’invalidità e la vecchiaia, il cui limite d’età era fissato a 65 anni, ma che Benito Mussolini avrebbe voluto abbassare a 55.
In ultimo, il programma del Duce contava di arginare il problema finanziario mediante l’applicazione di una “forte imposta finanziaria a carattere progressivo sul capitale”. In aggiunta, si prometteva il sequestro dei beni delle congregazioni religiose e l’abolizione delle mense vescovili.
Risultati elettorali e scioglimento del partito
Fu nel segno della violenza che gli iscritti al partito mussoliniano cominciarono ad adoperare nella realtà circostante. Tra i primi atti di cui i fascisti si resero responsabili, si annovera l’assalto alla sede del quotidiano socialista Avanti!, perpetrato il 15 aprile 1919, nell’ambito di uno scontro tra le forze socialiste e quelle del Partito Nazionalista. Le elezioni politiche (novembre 1919) nel collegio di Milano, che videro presentarsi alcuni candidati del movimento dei Fasci – tra i quali figurava Mussolini come capolista -, si rivelarono un vero e proprio fiasco.
Ciò nonostante, la violenza squadrista che ebbe il suo culmine negli anni del biennio rosso – il periodo tra il 1919 e il 1920, contrassegnato da lotte operaie e contadine – non venne, di fatto, mai ostacolata dall’allora Presidente del Consiglio Giovanni Giolitti. All’opposto, la complicità del Governo consentì agli squadristi di agire indisturbati e di mettere a tacere, tramite l’uso della coercizione e della violenza, gli avversari politici.
Fu nell’ambito delle politiche del maggio 1921 che, per alcuni iscritti al movimento dei Fasci, si verificò la vera svolta. Ben 35 tra coloro che si candidarono nelle liste dei Blocchi Nazionali furono infatti eletti al rango di deputati; tra questi, figurava anche Benito Mussolini stesso.
Ma proprio nel momento in cui il partito aveva racimolato oltre 300.000 iscritti, durante il terzo congresso di Roma (novembre 1921) si decise per il suo scioglimento. Tutta quella che era stata l’anima nazionalista, l’esigenza di rinnovamento e di radicale trasformazione dell’Italia venne, di fatto, assorbita dal nuovo Partito Nazionale Fascista, che negli anni successivi avrebbe stravolto in modo irrevocabile le sorti della Nazione.