Il 13 gennaio 1898, il quotidiano francese L’Aurore pubblicò uno degli articoli più celebri e controversi della storia: il “J’Accuse…!” di Émile Zola. Con questa lettera aperta dal celebre incipit “La verità prima di tutto“, rivolta al presidente della Repubblica Félix Faure, lo scrittore denunciava l’ingiustizia subita dal capitano Alfred Dreyfus, un ufficiale ebreo dell’esercito francese ingiustamente accusato di tradimento.
L’affaire Dreyfus: una ferita nazionale
L’affaire Dreyfus iniziò nel 1894, quando Alfred Dreyfus fu accusato di aver passato segreti militari alla Germania. Processato in un clima di antisemitismo crescente, fu dichiarato colpevole senza prove concrete e condannato alla deportazione perpetua sull’Isola del Diavolo, nella Guyana francese.
Nel 1896, nuove indagini rivelarono che i documenti incriminanti erano falsi e che il vero responsabile dello spionaggio era probabilmente un altro ufficiale, il maggiore Ferdinand Walsin Esterhazy. Nonostante ciò, l’esercito si rifiutò di riaprire il caso, preferendo proteggere la propria reputazione.
Émile Zola, già uno degli scrittori più influenti della sua epoca, decise di intervenire con il suo “J’Accuse”, un articolo che era al tempo stesso un atto d’accusa e un appello alla giustizia. Zola accusava apertamente i vertici dell’esercito e della magistratura di falsificazione, insabbiamento e antisemitismo. Scrisse:
“Ho solo una passione, quella della luce, in nome dell’umanità che ha tanto sofferto e che ha diritto alla felicità. La mia protesta ardente non è che il grido della mia anima.”
Dopo la pubblicazione
L’articolo di Zola fece esplodere l’opinione pubblica francese, dividendo il Paese tra dreyfusardi (sostenitori di Dreyfus) e anti-dreyfusardi (che difendevano l’esercito e vedevano in Dreyfus un traditore). Zola fu processato per diffamazione e condannato, ma il suo intervento contribuì a riaprire il caso.
Nel 1906, dopo anni di battaglie legali e politiche, Alfred Dreyfus fu completamente riabilitato.
Ancora oggi, il coraggio di Zola rappresenta un esempio per chi lotta contro le ingiustizie, ricordandoci che il potere della parola può cambiare il corso della storia. Il “J’Accuse” non fu solo una difesa di Dreyfus, ma anche un atto di accusa contro il razzismo e l’abuso di potere, diventando un manifesto dell’impegno intellettuale e civile.