Il 20 giugno di ogni anno, si celebra la Giornata mondiale del rifugiato, indetta dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per ricordare al mondo tutti coloro che fuggono dal loro paese.
La sensibilizzazione al tema passa per iniziative ed approfondimenti, perché prima di ogni altra cosa, si tratta di una questione culturale, insita nella necessità di ripensare le migrazioni senza pregiudizi e la stampa in questo, detiene il ruolo di raccontare quanto accade nel modo corretto.
A tal fine, nasce nel 2011 la Carta di Roma. Un codice deontologico fondato sulla volontà di dare delle linee guida per fornire una corretta informazione sull’ immigrazione ed i suoi protagonisti.
Quali sono dunque i punti fermi da rispettare nel trattamento delle informazioni concernenti i migranti, i profughi o piuttosto i rifugiati?
Il primo punto stabilito dal documento mette in rilievo proprio la necessità di adottare i termini corretti, al fine di restituire a chi legge la massima verità dei fatti. Spesso infatti, vengono utilizzati i termini che identificano chi migra in maniera impropria e scorretta. Per questo, Giornate come quella del 20 giugno, mettendo al centro i rifugiati e le loro storie, possono diventare un’occasione per fare prima di tutto chiarezza su chi sono coloro che, lontani dal loro paese, approdano in terra straniera.
Clandestini, extracomunitari, migranti o richiedenti asilo. Cosa li differenzia?
Nel linguaggio comune, i termini riguardanti l’immigrazione sono usati con confusione. Spesso la differenza tra loro non viene neanche riconosciuta, anche quando in realtà, ogni soggetto nel suo nome indica un modo ed un motivo differente di migrare.
Ad iniziare dai clandestini. Lo sono gli stranieri, presenti sul territorio, privi di regolare permesso di soggiorno. Per lo Stato ufficialmente non esistono. Ma sono anche coloro che, in fuga da guerre e persecuzioni, giungono senza documenti o con documenti falsi.
Differente, è invece la definizione di extracomunitario che, di fatto, è una persona non in possesso della cittadinanza di uno dei Paesi che attualmente compongono l’Unione Europea. Quindi, contrariamente all’accezione corrente, sono extracomunitari anche gli svizzeri e gli statunitensi.
Chi lascia il proprio Paese per stabilirsi, temporaneamente o permanentemente, in un altro Stato è invece il migrante. Tale decisione ha carattere volontario, anche se spesso dipende da ragioni economiche. Avviene cioè, quando una persona cerca in un altro paese un lavoro e migliori condizioni per vivere o sopravvivere.
Profughi, eco-profughi, rifugiati, sfollati o richiedenti asilo?
È il carattere volontario della decisione di migrare a differenziare i migranti dai profughi.
Il profugo è infatti colui che è costretto a lasciare il proprio paese a causa di eventi esterni come guerre, invasioni, rivolte, catastrofi naturali o cause ambientali. In questo ultimo causo, si può parlare di eco-profughi, ovvero coloro che sono costretti a lasciare il loro paese perché problemi legati all’ambiente rendono impossibile la permanenza nella loro abituale residenza.
Differente invece, il carattere che connota il rifugiato che, di fatto, è colui che è costretto a lasciare il proprio paese a causa di una persecuzione per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per le opinioni politiche. A differenza del migrante, egli non ha scelta: non può tornare nel proprio paese d’origine se non a scapito della propria sicurezza e incolumità.
Spesso confuso con quest’ultimo è infine lo sfollato. Anche in questo caso si parla infatti di chi fugge a causa di catastrofi naturali o guerre ma a differenza del rifugiato, lo sfollato non oltrepassa un confine internazionale e resta all’interno del proprio paese.