Una sala del Consiglio comunale commossa e unita ha festeggiato la consegna del premio “Sara Levi Nathan” «a due grandi donne che hanno segnato nel profondo la città, e resa migliore». Così Camilla Murgia, assessora alla Crescita e alla Gentilezza ha consegnato il Premio “Sara Levi Nathan” alla memoria di Graziella Bertuccioli e a Giuseppina Catalano.
Un riconoscimento «A cui la città, e in particolare, la commissione Donne elette, tiene particolarmente – ha detto Murgia -. Ogni anno cerchiamo quelle personalità che maggiormente si sono contraddistinte per il loro impegno sociale, per la difesa dei diritti civili e per l’impegno costante nel fare “politica” mettendo in atto quelle azioni capaci di garantire una vita migliore agli altri». «È un momento importante sia per la città – ha aggiunto Guendalina Blasi, presidente della Commissione – che può tracciare un segno e lanciare un segnale; sia per le consigliere che compongono il gruppo di Donne elette di vivere un bellissimo momento di lavoro e arricchimento».
La sala ha dunque assegnato il premio “Sara Levi Nathan” alla memoria di Graziella Bertuccioli, “una donna che con generosità ha offerto le proprie capacità e competenze professionali ed umane, a sostegno e a tutela delle donne vittime di maltrattamenti e violenze e a garantire l’uguaglianza e le pari opportunità degli uomini e delle donne” si legge nella motivazione del riconoscimento che sottolineano anche “La città di Pesaro riconosce a Graziella Bertuccioli l’elevato merito di aver contribuito alla nascita del Centro Antiviolenza provinciale ”Parla con Noi” e grazie al suo alto livello di professionalità il CAV e la Casa di emergenza sono oggi riconosciute a livello regionale, radicate profondamente nel territorio e rafforzate nei servizi offerti alle donne vittime di violenza; per aver inoltre realizzato il codice di Comportamento provinciale contro il mobbing, le molestie sessuali e comportamenti discriminatori”. L’assessora ha ricordato come, a legarla a Bertuccioli, sia una «riconoscenza personale. Grazie a lei ed altre donne straordinarie questa città e la nostra provincia sono cambiate. La ricordo durante i tanti appuntamenti vissuti insieme. Tra cui Perle, l’evento “per le donne” che ha un po’ rappresentato il suo modo di fare. Quando penso a lei la vedo confrontarsi in un angolo del festival, pronta ad aprirsi agli altri».
«Grazie al Comune, alla Provincia di Pesaro e Urbino e alla commissione Donne Elette – ha detto Cinzia Bertuccioli, sorella di Graziella – per aver fatto sì che il premio andasse a Graziella. Grazie anche per le motivazioni bellissime e toccanti e per aver riconosciuto la passione, la determinazione e la serietà di quanto Graziella ha fatto per le donne e con le donne che l’hanno sostenuta e di cui ancora sentiamo forte l’affetto».
È stato poi il momento di Giuseppina Catalano a cui è andato il premio Sara Levi Nathan, su proposta della consigliera Anna Maria Mattioli perché «Se abbiamo una casa per mettere in sicurezza le donne in fuga dalla volenza domestica lo dobbiamo a lei e alle donne che con lei hanno lavorato, figure importantissime». La città ha voluto assegnare un giusto riconoscimento “ad una donna tenace e propositiva, che si è spesa professionalmente ed umanamente per curare ed aiutare i suoi pazienti e i loro familiari, ad affrontare la dura sfida che comporta la lotta alle malattie oncologiche” si legge nelle motivazioni. “La città riconosce a Giuseppina Catalano l’elevato merito di aver fondato nel 1987, il Servizio Oncologico nell’ospedale San Salvatore di Pesaro, una struttura assistenziale pluripremiata che ha diretto con alta professionalità e competenza e che ha permesso all’Oncologia di Pesaro di essere accreditata come struttura di eccellenza. Le esprime riconoscenza per aver donato alla città di Pesaro il suo sapere al servizio del volontariato e per l’alto senso civico e il suo proficuo impegno nella politica locale”.
Rivolgendosi alla platea popolata da amici e colleghi, Catalano ha detto: «Se alzo gli occhi vedo tutta la mia vita professionale, persone senza cui non sarei riuscita a fare nulla. Tutti diversi ma tutti fatti di amore e passione per la medicina e i pazienti. Donne e uomini talmente speciali che pensavo ci fosse una fatina a renderli meravigliosi una volta varcata la porta dell’Oncologia». E ancora, «Quello che abbiamo fatto non è reversibile: siamo riusciti a dare alla città, la consapevolezza che l’essere malati di cancro non è una vergogna, né una colpa».