Friday 22 November, 2024
HomeAttualitàMaltrattamenti sui minori. Nei territori dell’ATS, il 2,2% è vittima di violenza

In Italia, i dati rilevano che circa lo 0,9% dei giovani è vittima di violenza; circa 45 minori ogni 1000.

L’Asp Ambito Nove di Jesi ha recentemente realizzato una ricerca sul tema nei territori di sua competenza, evidenziando una situazione locale ben diversa da quella rilevata su scala nazionale. Guardando alle situazioni vissute dai minori in carico all’azienda infatti, l’equipe di ricerca ha rilevato come siano circa il 2,2% i minori residenti nei comuni dell’ATS vittime di una qualche forma di maltrattamento, circa 85 ogni 1000.

La ricerca

Una differenza notevole che si spiega in primis grazie all’accuratezza con la quale la ricerca è stata condotta. “Un lavoro meticoloso, svolto da professionisti formati per riconoscere le forme di maltrattamento di cui i minori potrebbero essere vittime“, ha spiegato la Presidente dell’Asp Gianfranca Schiavoni presentando la ricerca.

Sono state esaminate attentamente “le cartelle sociali” dei minori in carico all’Azienda al 31 dicembre 2020.

889 in totale, residenti nei 21 comuni dell’ATS: Jesi, Apiro, Belvedere Ostrense, Castelbellino, Castelplanio, Cingoli, Cupramontana, Filottrano, Maiolati Spontini, Mergo, Monsano, Montecarotto, Monte Roberto, Morro d’Alba, Poggio San Marcello Poggio San Vicino, San Paolo di Jesi, Santa Maria Nuova e Staffolo. 230 di loro, come messo in luce dalla ricerca, sono vittime di maltrattamenti.

Forme di violenza differenti, che secondo la letteratura condivisa dall’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza, si dividono tra maltrattamento fisico, maltrattamento psicologico, abuso sessuale, le patologie della cura come la trascuratezza o l’ipercura e la violenza assistita.

La maggioranza delle vittime, il 44%, è di età compresa tra gli 11 ed i 17 anni, il 37% dai 6 ai 10 anni ed il 19% tra gli 0 ed i 5 anni.

Nella quasi totalità di casi, il 96,5%, le violenze avvengono all’interno dell’ambiente familiare, senza distinzioni di rango sociale.

Vediamo queste situazioni in tutti i ceti sociali, ha aggiunto in proposito la Responsabile dell’area minori dell’Asp Silvia Tomassoni. Ci sono degli elementi che ci allertano, come ad esempio le situazioni di isolamento sociale o la segnalazione da parte di donne vittime di violenza di genere che vengono a chiedere aiuto, così come la presenza di alcune culture nelle quali i ruoli familiari sono rigidi: ma è importante non avere pregiudizi, perché la violenza è un fenomeno trasversale. Interessa i diversi ceti sociali, così come tutte le età e le culture“.

Quella assistita, la violenza più frequente

La violenza assistita è la violenza alla quale il bambino o il ragazzo assiste all’interno dell’ambiente che abita. Atti di maltrattamento fisico, psicologico, sessuale, atti persecutori, ai danni di figure affettive di riferimento.

Stando a quanto messo in luce dalla ricerca, questa forma di violenza sarebbe la più diffusa, rilevata nel 57% delle situazioni. Seguono le patologie della cura, con i genitori che trascurano l’accudimento dei figli lasciandoli a loro stessi.

A livello nazionale, queste due prime forme sono invertite, con una maggiore diffusione della trascuratezza delle cure sulla violenza assistita.

Dati importanti che vanno letti in positivo come indicatori della presenza preziosa e capillare degli assistenti sociali sul territorio“, ha concluso Gianfranca Schiavoni. “Siamo una struttura a rete che permette di dare proposte operative anche laddove ci sono carenze di personale sanitario, come ad esempio accade all’interno dei consultori familiari e essere presenti e collaborare con gli altri importanti attori istituzionali e privati permette di individuare situazioni a rischio, fare prevenzione ed intervenire“.

Autore

Giorgia Clementi

Nata sotto il segno del leone, cresciuta nella capitale del Verdicchio. Dopo la maturità classica al Liceo Vittorio Emanuele II di Jesi scopro l'interesse per il mondo della comunicazione che scelgo di assecondare, dapprima con una triennale all'Università di Macerata, ed in seguito con una laurea magistrale in Giornalismo ed editoria all'Università di Parma. Spirito d'iniziativa, dinamismo, (e relativa modestia), i segni che mi contraddistinguono, insieme ad un amore unico per le bellezze del mio territorio. L'idea di fondare Capocronaca, insieme a Cristina, nasce all'inizio del 2023. Nelle sue fondamenta, la volontà di dare ai lettori una voce nuova da ascoltare e scoprire insieme a loro, cosa accade ogni giorno.