La penombra si fonde con l’odore dell’incenso. Il silenzio della navata si accompagna alle note delle lodi mattutine. Quiete unica, rotta da un fascio di luce che ad un tratto entra da un piccolo foro e si fa strada nel buio.
È “l’occhio luminoso” della Chiesa di Sant’Urbano, ad Apiro. Un fenomeno nato dall’unione di simbologia religiosa e astronomia che si ripete il 25 maggio e il 19 luglio di ogni anno, verso le 7 del mattino, quando un fascio di luce entra dall’occhio sopra l’altare alla ricerca di un cerchio scolpito nella parete opposta della chiesa.
Un momento unico, ad oggi vero e proprio evento sociale, che riunisce nella piccola Abbazia decine di persone.
Toccare il cerchio luminoso porta fortuna, è fonte di salute, tramandano le credenze locali. Secondo la simbologia cristiana, il cerchio scolpito rappresenterebbe l’ostensorio, ed il fascio luminoso che lo colpisce l’eucarestia.
La riscoperta di Sant’Urbano con l’Architetto Pacifico Ramazzotti
Come in altri luoghi sacri in Italia e nel mondo, la fede si nutre dell’astronomia per raccontarsi, con le chiese cristiane rivolte ad est; verso il sole, verso Gerusalemme.
Lo spiega l’Architetto Pacifico Ramazzotti che nel 2012 riscopre l’occhio luminoso di Sant’Urbano.
“Sono entrato nella chiesa una mattina -ha raccontato- ed ho notato che questo fascio luminoso si proiettava sulla parete. Poi ho visto il cerchio alla base della colonna, che necessariamente doveva essere collegato al fenomeno. Così ogni mattina, per mesi, sono entrato nell’abbazia per osservarlo, finché la mattina del 19 luglio, il cerchio di luce ha centrato perfettamente il cerchio scolpito . Ho pensato: se la terra descrive un’ellittica intorno al sole, quello che è successo il 19 luglio, ovvero 27 giorni dopo il solstizio d’estate, per simmetria dovrebbe verificarsi anche anche 27 giorni prima“.
“Così, l’anno successivo, il 25 maggio, ci siamo ritrovati qui insieme a tante persone alle quali avevo raccontato la mia tesi, ed il fascio di luce che è entrato, proprio come successo oggi, ha testimoniato come la mia intuizione fosse corretta“.