Dati preoccupanti quelli che emergono dall’indagine CNA
da CNA Ancona
Fare impresa ad Ancona costa di più della media nazionale. Anche se meno del 2019.
Potrebbe essere sintetizzato così il dato che la nuova edizione dell’Osservatorio sulla tassazione sulle piccole imprese “Comune che vai fisco che trovi”, elaborato da CNA e presentato giovedì 27 aprile a Roma, restituisce sulla tassazione del capoluogo marchigiano.
Secondo l’analisi della CNA le micro, piccole e medie imprese di Ancona lavorano fino al 15 luglio per pagare le tasse mentre dal 16 luglio in poi iniziano a lavorare per se stessi e per la propria famiglia. Tradotto: Ancona ha un Total Tax rate del 54,1%.
Non un valore di cui andare fieri, dato che nella classifica dei 114 capoluoghi di provincia in Italia, Ancona risulta al 90° posto mentre se si guardano solo ai capoluoghi di regione Ancona si piazza addirittura al quartultimo posto, davanti a Torino, Firenze e Bologna.
E se ci si concentra sulla Regione Marche il quadro non è più roseo dato che solo Pesaro e Urbino fanno peggio di Ancona con un Total Tax Rate del 55,1% e il Tax free day segnato per il 19 luglio. Spiccano invece i numeri di Fermo, con un peso della tassazione al 50,9% (14° comune d’Italia), seguono poi Ascoli Piceno (Total tax rate al 51,9% e 42° posto in classifica) e Macerata che ha un peso fiscale sulle imprese al 52,5% (60° in Italia).
Allargando ancora una volta lo sguardo al panorama nazionale, i valori medi regionali del Total Tax Rate nel 2022 vanno dal valore minimo registrato nella Regione Trentino Alto Adige del 47,3% (Tax free day il 20 giugno) al valore massimo calcolato in Molise del 55,3% (Tax free day a 19 luglio). Per le Marche il peso fiscale medio per le imprese, derivante dalla media dei singoli capoluoghi è del 53,3%.
Il quadro, seppure negativo, acquista comunque una valutazione complessiva migliore se paragonata agli anni passati. Nel triennio 2019 e 2021 per Ancona il peso della tassazione ha toccato vette del 63,3% (anno 2019). La drastica discesa all’attuale valore del 55,1% è dovuta in particolar modo all’eliminazione dell’IRAP, alla rimodulazione della tassazione IRPEF nonché della deducibilità al 100% dell’IMU dal reddito d’impresa, tutti interventi sollecitati da anni dalla Confederazione.
Entrando nello specifico delle diverse nature delle imposte che compongono il totale dei tributi risulta che il peso maggiore (35,9%) lo hanno le imposte legate all’IVA, seguono i tributi comunali (al 17,3%) e quindi una parte residua delle tasse regionali (0,9%).
“Siamo molto preoccupati – è il commento del direttore di CNA Ancona, Massimiliano Santini -. Il contesto economico della Regione Marche, e quindi della provincia di Ancona, sta attraversando un momento delicatissimo, siamo delusi di dover constatare che il tessuto economico locale, invece di essere agevolato rispetto a regioni e territori meglio connessi e con minori ostacoli all’imprenditorialità, deve pagare di più di coloro che portano avanti un’attività in altre zone di Italia. Il nostro appello quindi alla politica tutta, ad ogni livello di prelievo, è quello di intervenire in maniera efficace e proporzionale sui redditi prodotti dalle imprese, premiando chi investe nel lavoro attraverso la leva del cuneo fiscale e chi investe in azienda in innovazione e sviluppo, il tutto in maniera sostenibile e strutturale nel tempo. La CNA -conclude Santini- si raccomanda di riservare la massima attenzione a due fattori fondamentali per le nostre attività: la digitalizzazione della PA e l’introduzione di sistemi collaborativi e in rete tra le varie amministrazioni che possano accelerare le procedure autorizzative e ridurre i passaggi burocratici che attanagliano la vita quotidiana delle nostre imprese.”