Le date dell’evento
Venerdì 7 aprile, presso La Fonderia di Osimo, si è tenuta la presentazione de La specie storta, una raccolta di testi “scritti tra Dublino, Valle Cascia e Venezia” ad opera di Giorgiomaria Cornelio, con la collaborazione del collettivo Congerie e di Giuditta Chiaraluce (illustratrice e curatrice per Edizioni Volatili).
In vista della nuova edizione della festa della poesia “I Fumi della Fornace”, che rinnoverà il suo appuntamento presso l’incantevole borgo di Valle Cascia, il contenuto della raccolta è pensato per permettere ai lettori di “avvicinarsi ad una realtà locale di straordinaria intensità e vitalità”.
Il Festival, nato nel 2019, nasce attorno ad una vecchia fornace abbandonata. “Riattivare in maniera immaginativa questo luogo” è uno degli intenti dell’evento, come pure lo è il libro presentato da Giorgiomaria Cornelio, frutto di un lavoro di quattro anni in cui l’autore ha inteso accorpare un patrimonio di immagini, conoscenze, leggende e stati d’animo che accomunerebbero un numero ben più ampio di persone: gli abitanti di Valle Cascia e, più in generale, della periferia stessa.
La specie storia: il nuovo libro di Giorgiomaria Cornelio
Nella copertina del volume presentato, il cane che volge lo sguardo all’indietro, “verso la catastrofe”, mira a rappresentare due diverse tipologie di atteggiamenti: può voler dire nuovi inizi, e quindi simboleggiare l’esigenza di una recisione totale con il passato, oppure può essere inteso come un incentivo a ri-costruire proprio a partire da quelle macerie, da quelle rovine che l’autore definisce nei termini di una “catastrofe”.
Il collegamento tra il libro di Giorgio, Congerie e il progetto Edizioni Volatili è proprio Valle Cascia. Congerie, l’associazione che si occupa di organizzare la festa de “I Fumi della Fornace”, fa da sfondo alla realizzazione del volume, giunto alla sua seconda ristampa.
La fornace attorno alla quale nasce la festa, che in passato diede lavoro a moltissimi operai, venne chiusa in maniera improvvisa. Il fumo prodotto dall’attività della fornace, secondo una diceria diffusasi a Valle Cascia, farebbe sì che “gli uomini divengano tutti omosessuali e le donne prostitute”. Solo una volta che la fornace avrebbe smesso di funzionare, si è sempre narrato, gli effetti del fumo si sarebbero attenuati ed avrebbero “lasciato in pace” gli abitanti di Valle Cascia. Sarebbe proprio questa, come spiegato dall’autore, la leggenda che ruota attorno al luogo che ospita il tanto atteso Festival della poesia.
La presentazione tenutasi a La Fonderia, la prima nelle Marche, rimarca l’esigenza di “stringere le persone in un lungo abbraccio attraverso la poesia”. Un abbraccio che mira ad includere tutti, con riguardo particolare a tutti gli appartenenti alla cosiddetta “specie storta”. Il volume, a questo proposito, deve il proprio titolo alla leggendaria crociata di bambini diretta a Gerusalemme.
I bambini, la maggior parte dei quali avrebbe presentato menomazioni, sarebbero partiti alla volta di Gerusalemme con lo scopo di liberare la Terra Santa. Per i piccoli crociati, la missione si risolse in una vera e propria tragedia (molti morirono annegati, altri vennero venduti come schiavi). Ritorna però, nell’opera di Giorgiomaria Cornelio così come nel Festival de “I Fumi della Fornace”, il principio di una ri-fondazione nelle mani di una specie storta, anziché della specie diritta: “È agli scarti della società che viene attribuito il compito di rifondare il mondo”.
Lo scopo primario della poesia, come svelatoci dall’autore, è proprio quello di “interrogare diverse altezze e posture”. È quello di calarsi nei panni del prossimo, anche in “quelle spine dorsali storte” in cui mai avremmo pensato di calarci. È assumere una postura che non sia quella dei “nostri padri”, ma una postura che, all’opposto, consenta di guardare al di là dei pregiudizi.
Valle Cascia, collocata alla periferia della periferia, un luogo su cui “nessuno scommette ed in cui nessuno crede”, è un luogo in cui la cecità e l’oscurità bloccano gli occhi. Sono proprio i luoghi catastrofici che, a detta dell’autore, non solo offrono le sfide più interessanti, ma alimentano anche i progetti e i movimenti artistico-culturali più belli. Sono i luoghi in cui avvengono gli incontri destinati ad interrogarci e cambiarci l’esistenza.
Dal 24 al 27 agosto torna il Festival de “I Fumi della Fornace”
Per la quinta edizione del Festival, il tema proposto è quello dello “spettro della memoria”. Come affrontare la catastrofe della fine del Novecento, il fatto che non ci sia più memoria e né futuro? Forse, è solamente riaffacciandoci al passato, a quelle ceneri e a quella catastrofe alle nostre spalle, che si può dare il via ad un “nuovo cominciamento”. Imparare ad abitare spazi non fruibili naturalmente, come la vecchia fornace abbandonata di Valle Cascia, ci spinge ad esercitare la nostra capacità immaginativa, il cui intento deve andare oltre la mera riqualifica degli spazi.
“Il progetto – ha sottolineato Valentina Compagnucci, rappresentante di Congerie – è Valle Cascia stessa, è il luogo martoriato” che si sceglie di utilizzare perché, nei suoi connotati provinciali e periferici, è un luogo che accomuna tutti.
Dal 24 al 27 agosto prossimi – una giornata in più, dunque, rispetto alle precedenti quattro edizioni dell’evento – il Festival de “I Fumi della Fornace” tornerà a scuotere e ad inondare di vita un piccolo angolo di periferia come quello della fornace abbandonata di Valle Cascia. L’appuntamento, per tutti gli amanti della poesia, è a dir poco imperdibile.