Oltre 4.000 presenze, teatri sold out e un’eco nazionale per la terza edizione del festival dell’Università di Macerata
In quattro giorni, dal 14 al 17 ottobre, la città si è trasformata in un laboratorio a cielo aperto dove le parole, le idee e le emozioni hanno trovato spazio tra aule universitarie, teatri e piazze. La terza edizione del Macerata Humanities Festival, promosso dall’Università di Macerata, ha registrato oltre 4.000 presenze, teatri da tutto esaurito e una significativa risonanza sui media nazionali.
Un risultato che conferma la manifestazione come uno dei luoghi di riflessione più vivaci del panorama culturale italiano, capace di tenere insieme ricerca accademica e partecipazione civile.
La forza del dialogo come filo conduttore
Il tema scelto per il 2025, “La forza del dialogo”, è diventato un vero e proprio manifesto: non solo un invito al confronto tra discipline, ma un’esplorazione della parola come motore di conoscenza e di umanità. Nei 51 eventi in programma, più di 200 tra studiosi, artisti, musicisti, poeti e scrittori provenienti da tutta Italia e dall’estero hanno animato un fitto calendario di incontri, dibattiti e spettacoli.
Dal teatro civile di Domenico Iannacone e la versatilità di Stefano Fresi, ai racconti sulla memoria e sull’identità dell’artista keniana Anne Mwiti, fino alle parole di Catherine Dunne e Rossella Miccio di Emergency, il festival ha costruito un dialogo che ha unito mondi diversi: accademia e società, ricerca e impegno, locale e globale.
Macerata ha risposto con entusiasmo, dimostrando come la cultura possa ancora creare comunità. “La città si è sentita parte di un progetto condiviso”, raccontano gli organizzatori, e non è difficile crederlo: i teatri pieni, la partecipazione online, gli studenti coinvolti e le voci dei cittadini testimoniano un’energia collettiva rara.
Tra i momenti più intensi, la serata al Teatro della Filarmonica con Gino Cecchettin, Barbara Poggio ed Elena Mil, capace di toccare corde profonde e di trasformare il dolore in occasione di rinascita civile.
Anche il Premio Humanities, rivolto a studenti e studentesse, ha visto un incremento significativo di partecipazione, con 70 candidature tra poesia e narrativa: segno che le nuove generazioni hanno voglia di esprimersi e confrontarsi.
Università e territorio: un legame concreto
Il festival è stato un esempio virtuoso di collaborazione tra università, istituzioni e realtà del territorio. Tutti e cinque i Dipartimenti dell’Ateneo hanno contribuito alla costruzione del programma, insieme al Museo della Scuola “Paolo e Ornella Ricca”, alla Scuola di Studi Superiori “Giacomo Leopardi” e all’Istituto Confucio.
Accanto all’Ateneo, una rete ampia di partner culturali e sociali – dall’Accademia di Belle Arti ad Amnesty International, da Emergency alla Fondazione Giulia Cecchettin, fino a sindacati, biblioteche e realtà editoriali – ha confermato che il dialogo non è solo un tema, ma una pratica concreta.
BOOKS UP e la scienza aperta
Tra le novità più apprezzate, la fiera dell’editoria universitaria BOOKS UP, che ha portato a Macerata 15 case editrici accademiche da tutta Italia. La tavola rotonda finale, con Paola Corti di Sparc Europe, ha aperto il dibattito su un manifesto per l’editoria universitaria e la scienza aperta, un tema destinato a crescere nei prossimi anni.
Il festival ha conquistato spazio anche sui media nazionali – con articoli su Il Manifesto e Avvenire – e sui social, dove ha raggiunto oltre 440 mila visualizzazioni su Facebook e 180 mila su Instagram, con un aumento del 28% rispetto al 2024. Numeri che raccontano un evento capace di superare i confini accademici per arrivare al grande pubblico.
“Questa edizione ha dimostrato quanto un’università possa essere un luogo vivo di libertà e confronto” – ha dichiarato il rettore John McCourt. – “In un tempo segnato da polarizzazioni, le Humanities ci ricordano che il dialogo è la più alta forma di intelligenza collettiva. La cultura, quando nasce da un’autentica apertura, sa parlare a tutti e può ancora ispirare il futuro.”
“Il dialogo non è solo trasmissione di idee, ma qualità delle relazioni” – ha aggiunto la direttrice del Festival Fabiola Falappa. – “Questo festival è stato un invito a respirare le parole e a ritrovare fiducia nella capacità di immaginare nuove possibilità.”