Un delicato intervento multidisciplinare ha restituito il sorriso a un bambino di appena due anni affetto da epilessia grave e resistente ai farmaci. A realizzarlo è stata l’équipe dell’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche, tra le eccellenze italiane in ambito neurochirurgico e neuropsichiatrico pediatrico.
Il piccolo paziente, affetto fin dalla nascita da una forma rara e severa di encefalopatia epilettica, non rispondeva più a nessun tipo di terapia farmacologica, nemmeno alle più innovative. Le crisi, quotidiane e intense, stavano compromettendo irrimediabilmente il suo sviluppo psicomotorio.
Di fronte a un quadro clinico così critico, i medici del Salesi di Ancona hanno optato per una procedura chirurgica complessa ma risolutiva: un’emisferotomia funzionale, ovvero la disconnessione chirurgica di uno dei due emisferi cerebrali (nel caso specifico, quello destro), reso inattivo ma non rimosso, per eliminare le interferenze patologiche sull’altro emisfero sano.
“È bastato il suo primo sorriso dopo l’intervento per capire che le cose erano davvero cambiate”, ha raccontato la dottoressa Carla Marini, direttrice della Neuropsichiatria Infantile. “Da quel momento non ha più avuto crisi”.
Il bambino è stato seguito per mesi in un percorso multidisciplinare che ha coinvolto anche la Neurochirurgia a interesse pediatrico, l’Anestesia e Rianimazione Pediatrica diretta dal dottor Alessandro Simonini, e numerosi specialisti dell’ospedale. L’intervento, eseguito nella seconda metà di maggio, ha richiesto una precisione millimetrica per evitare i centri vitali del cervello. Il bimbo è tornato a casa a inizio giugno e continua ad essere monitorato costantemente dai medici del Salesi.
“Un tempo si asportava fisicamente l’emisfero malato, con pesanti conseguenze”, spiega il dottor Roberto Trignani, direttore della Neurochirurgia ospedaliera, affiancato dai colleghi Michele Luzi e Alessandra Marini. “Oggi, invece, lo si disconnette: non lo si elimina, ma lo si spegne. E questo permette di salvaguardare molto di più le funzioni vitali e cognitive del paziente”.
Il successo dell’operazione conferma l’importanza del lavoro in rete, come sottolinea la dottoressa Marini: “Le sinergie tra le nostre competenze, a livello regionale e nazionale, sono decisive. È questa la medicina che funziona: quella che mette il bambino e la famiglia al centro di una squadra”.
Un esempio luminoso di come la scienza, la tecnica e l’umanità possano cambiare il destino, restituendo a un bambino il diritto a una vita libera dalle crisi e piena di nuove possibilità.