Secondo il WWF, una specie si estingue ogni 10-15 minuti. E la maggior parte scompare prima ancora di essere scoperta o catalogata
La Giornata Mondiale dell’Ambiente, istituita dalle Nazioni Unite nel 1972, non è solo un’occasione per riflettere sulle grandi sfide climatiche del nostro tempo. È anche – o dovrebbe essere – un momento per ricordare chi sta già pagando il prezzo della nostra incuria: specie animali e vegetali che rischiano di estinguersi a causa dell’inquinamento ambientale.
Plastica, metalli pesanti, pesticidi, aria avvelenata: non sono solo numeri nei rapporti scientifici, ma minacce reali che riducono drasticamente habitat, fonti di nutrimento e condizioni di sopravvivenza per migliaia di organismi.
A differenza del cambiamento climatico – di cui ne è comunque una delle principali cause – l’inquinamento agisce più localmente e più velocemente. Mari e fiumi pieni di rifiuti chimici, suoli avvelenati da fertilizzanti, aria irrespirabile nelle metropoli stanno decimando specie animali e vegetali, spesso ancora poco conosciute dalla scienza, ma fondamentali per l’equilibrio degli ecosistemi.
Ecco alcune delle specie più curiose e meno note che l’inquinamento sta facendo estinguere:
Pinguino delle Galapagos (Spheniscus mendiculus)
È il pinguino più a nord del pianeta, e vive esclusivamente sulle isole Galapagos. Il riscaldamento degli oceani e l’inquinamento da microplastiche ne hanno ridotto la popolazione a poche centinaia di esemplari. Un ecosistema fragile, minacciato da acque sempre meno pulite.
Orchidea fantasma (Dendrophylax lindenii)
Cresce solo in zone molto umide della Florida e in alcune isole caraibiche. Rara, affascinante, quasi mistica: si chiama “fantasma” perché non ha foglie ed è difficilissima da avvistare.
Axolotl (Ambystoma mexicanum)
Una salamandra unica al mondo, famosa per la sua “eterna giovinezza”: resta allo stadio larvale tutta la vita. Vive nei laghi di Città del Messico, ma oggi è praticamente estinta in natura a causa dell’inquinamento delle acque e dell’urbanizzazione selvaggia.
Gatto selvatico di Iriomote (Prionailurus iriomotensis)
Vive solo sull’isola giapponese di Iriomote. Piccolo, sfuggente, predatore notturno. Minacciato dalla frammentazione dell’habitat dovuta a costruzioni, rifiuti e inquinamento del suolo. Oggi ne restano meno di 100 esemplari.
Tartaruga liuto (Dermochelys coriacea)
La più grande tra le tartarughe marine, può arrivare a pesare oltre 700 kg. Le femmine ingeriscono spesso sacchetti di plastica scambiandoli per meduse. La plastica è la principale causa di morte per questa specie che si riproduce molto lentamente.
Un’estinzione ogni 10 minuti
Secondo il WWF, una specie si estingue ogni 10-15 minuti. E la maggior parte scompare prima ancora di essere scoperta o catalogata. Si calcola che oltre il 40% delle piante sia minacciato d’estinzione, spesso in silenzio, senza riflettori.
Iniziative come le “banche dei semi“, che conservano i semi di piante rare in ambienti protetti, stanno cercando di rallentare l’erosione genetica. Ma la strada è lunga, e senza una vera inversione di rotta sull’inquinamento, rischiamo di svuotare gli ecosistemi prima di averne capito il funzionamento.
In questa Giornata Mondiale dell’Ambiente, ricordare le specie che stiamo perdendo non è così solo un gesto simbolico, ma un invito all’azione. Perché ogni essere vivente scomparso è una voce in meno nel coro della biodiversità: una perdita che riguarda tutti.