dal Partito della Rifondazione Comunista Jesi
Non eravamo molto ottimisti, purtroppo avevamo ragione. Avevamo avanzato agli inizi di febbraio la richiesta di poter accedere agli atti e alla documentazione relativa al prossimo insediamento dell’Amazon nelle aree dell’interporto, dopo un mese e mezzo (con ritardo) il diniego motivato da una “grida” borbonica. A firmarla, come sempre, il funzionario di turno. Per parafrasare San Thomas More “la burocrazia mangia la democrazia”.
L’arrivo di Amazon , “la manna dal cielo” come cantano gli accondiscendenti amministratori, viene preservato da qualsiasi attenzione critica, vengono celati ai cittadini le modalità, la tempistica e soprattutto sottaciute tutte le problematiche di carattere sociale e ambientale connesse. Di più, anche amministratori che dai banchi dell’opposizione avevano, giustamente, avanzato perplessità e la necessità di un controllo accurato sulle criticità di questo insediamento, sui rischi e soprattutto sulla necessità di un’azione che vincoli questa nuova realtà industriale alla responsabilità sociale, hanno preferito cibarsi del loto, fiore dell’oblio. Tutto va ben madama la marchesa e soprattutto non se ne discuta.
Ritenevamo che toccasse alle istituzioni cittadine avviare un confronto aperto con la città per individuare insieme alle associazioni, ai sindacati, un protocollo condiviso e una piattaforma per garantire che i diritti del lavoro, il rispetto dell’ ambiente, il sostegno alle problematiche sociali (nuovi insediamenti e servizi pubblici) collegate a questa nuova realtà, ci pare che ad oggi ci sia solo un’acritica genuflessione.
Proveremo a farlo noi insieme a chi, troppo pochi sin ora, ha avanzato le nostre medesime preoccupazioni con la speranza che si risvegli a Jesi anche il resto della sinistra che sembra aver smarrito il senso del suo essere e i doveri del suo impegno.