Un Cinema Loreto gremito ha accolto Gino Cecchettin, che ha presentato il suo libro “Cara Giulia – Quello che ho imparato da mia figlia“. Un incontro denso di emozione, riflessione e impegno civile, che ha visto la partecipazione di istituzioni, associazioni e studenti, tutti uniti nell’obiettivo di combattere la violenza di genere e promuovere una cultura del rispetto e della libertà.
Ad aprire l’evento è stato il sindaco Andrea Biancani, che ha ribadito la necessità di investire nell’educazione ai rapporti sociali e sentimentali, soprattutto tra i più giovani: «Cecchettin ci ha ricordato quanto sia fondamentale sensibilizzare le nuove generazioni, affinché possano costruire relazioni più sane e consapevoli nel loro futuro».
Il sindaco ha anche ringraziato le associazioni locali presenti e gli studenti del progetto Marconi School Musical, che si sono esibiti prima della presentazione: «Ci hanno emozionato con le loro riflessioni sul palco. Grazie a loro possiamo sperare in un reale cambiamento». Poi un forte appello: «Combattiamo l’indifferenza, aiutiamo chi ha bisogno e non voltiamo lo sguardo dall’altra parte».
Un impegno concreto attraverso la Fondazione Giulia Cecchettin
L’incontro ha sottolineato anche il valore del lavoro portato avanti da Gino Cecchettin attraverso la Fondazione Giulia Cecchettin, nata per sostenere le organizzazioni che aiutano le donne vittime di violenza. Un tema ribadito dall’assessora alle Pari Opportunità Sara Mengucci, che ha definito la sua presenza a Pesaro «preziosa» e ha sottolineato quanto sia urgente contrastare questa emergenza sociale con azioni concrete di sensibilizzazione.
A moderare l’incontro è stata la giornalista Silvia Sinibaldi, mentre l’assessora alle Politiche Giovanili Camilla Murgia ha evidenziato il ruolo della cultura nella lotta alla violenza di genere: «La libertà e l’autodeterminazione femminile sono l’unica strada per contrastare la violenza sulle donne e su ogni essere umano».
Cecchettin ha portato a Pesaro un messaggio potente, che ha toccato le coscienze e stimolato un impegno collettivo. La speranza è che il suo dolore trasformato in azione possa contribuire a una società più consapevole, attenta e giusta.