Thursday 27 February, 2025
HomeAttualità“Sopravvivere e rinascere”: il Rotary Jesi accende i riflettori sulla violenza di genere

Un incontro per dare voce a chi ha vissuto la violenza e per ribadire che uscire dal tunnel è possibile. Questo il cuore di “Sopravvivere e rinascere, la speranza oltre il tunnel della violenza”, evento promosso dal Rotary Club Jesi grazie all’idea dei soci Maurizio Marchegiani e Fabiola Fuggetti, con l’organizzazione di Stefano Taddei e Lucia Basili, quest’ultima anche moderatrice. L’appuntamento, che ha ottenuto il patrocinio del Comune di Jesi, si è svolto presso la Sala Maggiore del Palazzo dei Convegni, alla presenza delle istituzioni locali e di numerosi cittadini.

Violenza di genere: un fenomeno culturale e sistemico

Protagonista dell’incontro è stata Margherita Carlini, psicoterapeuta e autrice del libro “La mia parola”, che raccoglie cinque storie marchigiane di donne sopravvissute alla violenza. “Volevamo – ha spiegato il presidente del Rotary Club Jesi, Paolo Bifaniportare l’attenzione su un tema che non può e non deve esaurirsi nelle iniziative del 25 novembre.”

Carlini ha iniziato sfatando un luogo comune: “Spesso pensiamo che la violenza si consumi in contesti marginali, ma il 95% dei casi avviene all’interno delle mura domestiche.” Ha poi ricordato quanto la nostra società sia ancora permeata da retaggi culturali pericolosi: dallo “ius corrigendi”, che fino agli anni ‘60 legittimava la coercizione su mogli e figli, alla norma sul delitto d’onore, abolita solo nel 1981.

Le voci delle sopravvissute: testimonianze di coraggio

L’incontro ha dato spazio a toccanti testimonianze. Maria Rosaria, una delle protagoniste del libro di Carlini, ha raccontato la sua drammatica esperienza, durata anni e culminata in una denuncia nel 2020. Oggi, a distanza di quattro anni, la sua vicenda è ancora “in valutazione”, segno di una macchina della giustizia lenta e spesso inadeguata.

La sua frase “mi sento fortunata perché ho ancora una voce per raccontare la mia storia” è un monito per tutte coloro che ancora subiscono violenza in silenzio. Ancora più forte il commento della figlia: dopo aver ascoltato alla radio la notizia di un uomo deceduto mentre perseguitava l’ex moglie, ha esclamato: “Finalmente quella donna è libera”. Una reazione che evidenzia il senso di impotenza e sfiducia che spesso accompagna le vittime di violenza.

A rafforzare il messaggio, anche la testimonianza di Giorgia, che ha lanciato un appello: “Denunciate, non esitate a farlo!”.

Carlini ha poi ricordato l’importanza dei centri antiviolenza, oggi presenti in ogni provincia, dove operano assistenti sociali, avvocati e psicologhe per fornire supporto a chi cerca aiuto. “Ascoltiamo senza giudicare e rispettiamo la volontà della donna: può anche solo chiamare per sfogarsi o intraprendere un percorso di uscita dalla violenza.”

Partecipazione e sensibilizzazione

L’incontro ha visto una grande partecipazione, con la presenza di molti uomini, a dimostrazione di un crescente interesse collettivo verso il tema. Presenti anche esponenti di realtà associative locali come Fidapa Jesi, rappresentata dalla presidente Virginia Reni, e lo IOM, con la direttrice Maria Luisa Quaglieri.

Educare alla parità – ha concluso Carlini – è fondamentale per cambiare una società ancora intrisa di stereotipi. Per questo lavoriamo anche nelle scuole, perché la prevenzione parte dall’educazione.

L’evento si inserisce in un più ampio programma di iniziative promosse dal Rotary e Fidapa Jesi, tra cui l’installazione della Gabbia degli stereotipi nel Cortile del Palazzo della Signoria, visitabile fino all’8 marzo.

Autore

Giorgia Clementi

Nata sotto il segno del leone, cresciuta nella capitale del Verdicchio. Dopo la maturità classica al Liceo Vittorio Emanuele II di Jesi scopro l'interesse per il mondo della comunicazione che scelgo di assecondare, dapprima con una triennale all'Università di Macerata, ed in seguito con una laurea magistrale in Giornalismo ed editoria all'Università di Parma. Spirito d'iniziativa, dinamismo, (e relativa modestia), i segni che mi contraddistinguono, insieme ad un amore unico per le bellezze del mio territorio. L'idea di fondare Capocronaca, insieme a Cristina, nasce all'inizio del 2023. Nelle sue fondamenta, la volontà di dare ai lettori una voce nuova da ascoltare e scoprire insieme a loro, cosa accade ogni giorno.