Tra amore, sacrificio e scandalo va in scena al Pergolesi “La Traviata”: storia dell’opera e la celebre “Traviata degli specchi”
Venerdì 20 e domenica 22 dicembre, il Teatro Pergolesi di Jesi ospiterà “La Traviata”, l’immortale capolavoro di Giuseppe Verdi, in chiusura della 57esima Stagione Lirica e di Tradizione. Un’opera che, da oltre 170 anni, continua a emozionare per la potenza della sua musica e la profondità della sua storia, intrisa di amore, sacrificio e critica sociale.
Un’opera moderna e rivoluzionaria
Composta su libretto di Francesco Maria Piave, “La Traviata” debuttò il 6 marzo 1853 al Teatro La Fenice di Venezia. Verdi si ispirò a “La Dame aux Camélias”, celebre romanzo di Alexandre Dumas figlio, per narrare la vicenda di Violetta Valéry, una cortigiana parigina che vive una travolgente storia d’amore con Alfredo Germont.
Il dramma si sviluppa attorno al conflitto tra Violetta e Giorgio Germont, padre di Alfredo, che la induce a sacrificare il proprio amore per salvare l’onore della famiglia. Dopo il ritorno di Alfredo, ormai consapevole del sacrificio di Violetta, i due si riconciliano, ma solo per vivere un addio straziante, poiché la giovane muore a causa della tubercolosi.
Con “La Traviata”, Verdi introdusse una novità rivoluzionaria: un dramma ambientato nel presente, in netto contrasto con le storie mitologiche o storiche tipiche dell’opera lirica dell’epoca. Questa scelta, unita alla rappresentazione realistica di una donna “perduta” capace di sentimenti puri, pose le basi per un acceso dibattito e provocò reazioni contrastanti.
Critiche, censure e lo scandalo del debutto
Alla prima rappresentazione, “La Traviata” fu accolta con aspre critiche. La figura di Violetta, una cortigiana umanizzata e redenta dall’amore, scandalizzò il pubblico borghese e le autorità, che vi vedevano un’insolente sfida ai valori morali dell’epoca. Anche l’ambientazione contemporanea e i costumi moderni furono giudicati irrispettosi nei confronti delle convenzioni teatrali.
In molti casi, l’opera fu sottoposta a censure, con richieste di modificare l’ambientazione storica per renderla più distante e accettabile. Nonostante l’insuccesso iniziale, Verdi non rinunciò alla sua visione artistica. Già alla ripresa del 1854, “La Traviata” conquistò progressivamente il pubblico, diventando uno dei titoli più rappresentati e amati nella storia della lirica.
La celebre “Traviata degli Specchi” e il legame con Macerata
Tra le molteplici interpretazioni della “Traviata”, spicca la celebre “Traviata degli Specchi”, produzione nata nel 1992 allo Sferisterio di Macerata. Ideata dal regista Henning Brockhaus e dallo scenografo Josef Svoboda, si distingue per un’innovativa scenografia dominata da un grande specchio inclinato, che riflette il palcoscenico creando un effetto visivo suggestivo e surreale. L’intuizione venne a Svoboda durante una cena a Roma, osservando il riflesso della tovaglia nel coltello che stava inclinando tra le mani.
L’idea dello specchio trovò sicuramente origine dal desiderio di amplificare le emozioni della trama e di riflettere non solo i personaggi, ma anche i conflitti interiori e il contesto sociale che circondano la protagonista, ma anche dall’esigenza di trovare una produzione in grado di adattarsi ad un palco particolare come quello dello Sferisterio. Il gioco di riflessi trasforma inoltre la scena in un universo parallelo, intensificando la dimensione drammatica dell’opera.
Lo specchio è stato modificato negli anni diverse volte, molto più pesante trent’anni fa nella struttura, alleggerito oggi da una pellicola riflettente che, supportata da un telaio, può essere attaccata al muro dello Sferisterio. La forma dello specchio usato a Macerata è costituito da grandi moduli specchianti, mentre nelle riproduzioni all’interno dei Teatri, la forma dello specchio è rettangolare, in una versione che ha girato i palchi più importanti del mondo.
Ancora oggi, questa versione è considerata una delle interpretazioni più memorabili e visionarie del capolavoro verdiano.