Un incontro suggestivo tra passato e presente, tra arte contemporanea e testimonianze archeologiche, prenderà vita domenica alle ore 17:00 presso il Museo Archeologico di Palazzo Pianetti, con l’inaugurazione dell’installazione “Nostalgia senza dramma” di Luigi Teodosi. L’opera, frutto di una visione artistica originale, trasforma la bacheca del Neolitico in un inedito spazio di dialogo tra l’archeologia e l’arte moderna, creando un ponte concettuale che invita i visitatori a riflettere sulle radici dell’umanità e sulla sua continua evoluzione.
L’opera: un dialogo tra primati, uomini e memoria
L’installazione si compone di cinque tele di grandi dimensioni (200×95 cm ciascuna) realizzate con tecnica mista, accompagnate da un supporto che ospita reperti personali dell’artista. Collocate all’interno della bacheca del Neolitico del museo, le tele si ancorano alla struttura metallica già esistente, integrandosi con i reperti archeologici e trasformandoli in elementi narrativi e visivi dell’opera.
“Nostalgia senza dramma” rappresenta una sintesi della ricerca artistica di Luigi Teodosi, iniziata alla fine degli anni ’90 con il ciclo Gorilla gorilla. Al centro della sua poetica c’è l’essere umano, inteso come un punto di contatto tra il passato e l’incertezza del futuro, e una riflessione profonda sulla ciclicità dell’esistenza.
Riprendendo le suggestioni di artisti come Alberto Burri e Jean Fautrier, Teodosi sviluppa un linguaggio personale fatto di stratificazioni pittoriche e grafiche. Nelle sue tele, l’immagine dell’uomo si intreccia con quella del gorilla, evocando un ritorno simbolico alle origini e suggerendo che l’evoluzione è un sentiero ciclico, in cui passato e presente si confondono.
La stratificazione visiva e concettuale dell’opera invita i visitatori a interrogarsi sulla natura dell’esistenza: le origini del nostro essere, i lasciti della storia e il senso profondo della nostra vita.
Luigi Teodosi: un percorso artistico tra inquietudine e consapevolezza
Luigi Teodosi, artista jesino, esplora da anni il rapporto tra memoria e futuro, sviluppando una poetica che fonde pittura e scultura in una narrazione potente e personale. Con il ciclo Gorilla gorilla, avviato negli anni ’90, ha indagato l’incontro tra il passato antropologico dell’uomo e il suo cammino verso un futuro incerto, utilizzando il primate come metafora della condizione umana.