Opi Ancona solleva il problema del sovraccarico lavorativo e lancia l’allarme sulla professione infermieristica, dominata per il 78% da donne
In occasione dell’evento organizzato dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Ancona (Opi) sul tema “Dal burnout alla valorizzazione dell’infermiere”, è emerso un quadro preoccupante della condizione lavorativa degli infermieri in Italia. Con una carenza di circa 65.000 professionisti e il 60% degli infermieri che soffre di stress cronico, la crisi del settore è ormai evidente e richiede soluzioni urgenti.
La crisi del settore infermieristico: una questione nazionale
L’evento, presieduto dal giornalista e divulgatore scientifico Luciano Onder, ha visto la partecipazione di numerose figure istituzionali e professionisti del settore. Durante i lavori, è stato sottolineato come gli infermieri costituiscano la “spina dorsale” del Sistema Sanitario Nazionale (SSN). Tuttavia, come evidenziato da Giuseppino Conti, presidente dell’Opi Ancona, le gravi carenze organizzative e di personale, già messe in luce dalla pandemia di Covid-19, non sono state risolte.
Le recenti violenze contro gli operatori sanitari, che stanno diventando sempre più frequenti, rappresentano solo la punta dell’iceberg di un sistema sotto pressione. La percezione di una scarsa assistenza e delle lunghe liste d’attesa da parte dei pazienti è erroneamente attribuita agli infermieri, che invece sono spesso le prime vittime di una mancanza di risorse e di un’organizzazione inefficace.
Infermieri di famiglia e di comunità: una risposta che tarda ad arrivare
Tra le soluzioni proposte da Opi Ancona, vi è l’attivazione di figure professionali come gli infermieri di famiglia e di comunità, previste da modelli organizzativi già esistenti ma non ancora attuate in molte aree. Queste figure potrebbero alleviare la pressione sugli ospedali e garantire una cura più capillare e tempestiva nelle comunità locali.
Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche, ha messo in evidenza il drammatico divario tra le necessità del sistema sanitario e il numero di infermieri disponibili. Dei 460.000 infermieri in servizio in Italia, circa 30.000 hanno scelto di lavorare all’estero, aggravando ulteriormente la carenza interna.
Il burnout e la predominanza femminile nella professione
Uno degli aspetti più critici emersi è il fenomeno del burnout, con il 60% degli infermieri che riferisce di soffrire di stress cronico. Le cause di questa situazione sono molteplici e comprendono non solo la pressione lavorativa e i modelli organizzativi inefficaci, ma anche il difficile equilibrio tra vita lavorativa e personale, un problema particolarmente acuto in una professione composta per il 78% da donne.
La necessità di una soluzione urgente: un commissario straordinario?
Guardando al futuro, l’Italia, il secondo paese più anziano al mondo dopo il Giappone, dovrà affrontare un numero crescente di bisogni sanitari, mentre la popolazione infermieristica continua a diminuire. In questo contesto, Barbara Mangiacavalli ha suggerito la possibilità di nominare un Commissario Straordinario per la carenza di infermieri, con poteri speciali per gestire questa crisi. Un intervento straordinario potrebbe evitare che, in un futuro non troppo lontano, non ci siano più sufficienti infermieri a garantire il funzionamento del SSN.
Il dibattito ha coinvolto anche esperti in campo psicologico, educativo e giuridico, come Maria Rita Parsi, psicologa e psicoterapeuta, e Luigina Mortari, professore di Fenomenologia della Cura. I temi trattati hanno evidenziato la necessità di un cambiamento sistemico che coinvolga sia le strutture formative sia l’ambito giuridico, come illustrato dall’intervento dell’avvocato Marcello Marcellini e di Marcello Bozzi, vicepresidente di Opi Ancona.
L’evento si è concluso con l’intervento dell’Europarlamentare Carlo Ciccioli, che ha rimarcato l’importanza di un intervento rapido e deciso per risolvere la crisi infermieristica. La carenza di personale e il crescente burnout rappresentano una minaccia non solo per la qualità del servizio sanitario, ma anche per il futuro della professione infermieristica in Italia.