Non poteva esserci occasione migliore per riaprire le porte della Palestra Carbonari, tirata a lucido dopo il recente restyling: non una inaugurazione ufficiale, ma una vera e propria amarcord che ha riportato i presenti – con gli spalti completamente affollati – indietro di quarant’anni. Ospite d’onore, perché si è trattato di un onore riaverlo a Jesi, Julio Velasco.
L’occasione del suo arrivo a Jesi, già programmata prima del trionfo olimpico, era una conviviale con i suoi “ragazzi” di quarant’anni fa, quelli delle sue prime stagioni in Italia. Tutti con qualche capello bianco e qualche chilo in più, ma con il gusto di ritrovarsi, per raccontarsi, ricordare i momenti passati insieme. Partito in mattinata da Roma, dove ieri sera si è svolto il match di Super Coppa Femminile, appena uscito dalla superstrada, ha chiesto di fare un giro a Pianello Vallesina, dove ha abitato per alcuni mesi, dopo il suo arrivo in Italia.
All’inizio del suo intervento ha rivolto un saluto alla signora Vincenzoni, moglie del presidente Sandro Casoni, poi ha deliziato la platea ricordando alcuni episodi del suo periodo passato a Jesi.
«Io allenavo nel miglior club argentino – ha raccontato Velasco –e quando Jesi mi ha cercato, sono partito per l’Italia con l’idea di restare per tre anni a tornare nel mio paese. Sono ancora qua!»
Ha ricordato quanto l’accoglienza ricevuta è stata importante per ambientarsi, quanto sono stati importanti i membri della società, gli jesini, trovando persone sempre molto disponibili.
«Con il tempo ho imparato l’italiano – ha aggiunto – parlavo solo la vostra lingua, guardavo la vostra tv, per fortuna non c’era internet e non potevo parlare con i miei amici in Argentina.»
C’è stato poi spazio per un aneddoto curioso:
«Franco Fanesi, che era il capitano, mi ha chiesto di parlare con me in privato. Mi ha detto “Io sono religioso, sono praticante, vado in chiesa e a me non piace sentire bestemmie”. Pensavo che ci fosse qualche problema coi compagni di squadra, così gli ho chiesto chi era che bestemmiava. E lui mi ha risposto “Lei! Dice spesso porca…”. Beh, io lo dicevo perché era una espressione che ogni tanto sentivo e la ripetevo senza sapere il significato. Un’altra volta mi ricordo, stavano palleggiando, ad un certo punto ho detto “alt”, volevo dire “stop” e loro palleggiavano sempre più alto, allora io “alt” ancora più forte e loro palleggiavano ancora più alto. Poi mi hanno consigliato di dire “stop”.»
Velasco ha ripercorso altri episodi, ricordando anche il momento in cui, dopo due anni, la società non avendo più lo sponsor, aveva deciso di lasciare tutti liberi. Era arrivata la chiamata di Modena, inaspettata ha dichiarato Velasco:
«Ancora oggi mi chiedo perché?»
Anche se, come ha ricordato l’allora direttore sportivo Giuseppe Cormio che lo aiutava a scrivere articoli per la rivista “Pallavolo”, in realtà si stava già facendo conoscere per le sue idee innovative.
Tra i presenti per l’amministrazione comunale il sindaco Fiordelmondo e l’assessore Animali, oltre ad un rappresentante del Comune di Monte Roberto, Paolo Giardinieri che ha iniziato la sua carriera nel mondo del volley grazie a Velasco, Romano Piaggesi, con il quale all’epoca si è consolidato un rapporto di amicizia e poi i dirigenti di allora, gran parte dei suoi giocatori.
A proposito di aneddoti, Giuseppe Cormio ha ricordato quella lunga trasferta per andare ad assistere ad un torneo a Copenaghen:
«Ti di accompagnarmi? – mi aveva chiesto Velasco – guido io. Invece si è addormentato a Senigallia. Dopo un viaggio interminabile, a Copenaghen, si è fermato davanti ad un locale e mi ha detto, entriamo? Ed io, no, non ne posso più. E Lui: e se poi non torno più in Europa?»
Invece Velasco è ancora qui e come ricorda i suoi nipoti sono italiani e la sua vita è qui.
«Non mi vedo come un pensionato, portare a spasso con il cappellino – ha aggiunto – ho ancora tanto da fare. Sempre che qualcuno mi voglia ancora come allenatore».
Chissà che idealmente il ritorno a Jesi non coincida con un nuovo inizio.