L’artista romano, residente da anni ad Osimo, presenta il suo nuovo album Graffiti: “la partitura è una storia da raccontare”
Claudio Rovagna, compositore per teatro, cinema e TV, ha lanciato il suo ultimo progetto discografico intitolato “Graffiti“. L’ album, che raccoglie inediti e riarrangiamenti, è una testimonianza della sua ventennale carriera nel sound design e nella drammaturgia sonora.
Originario di Roma ma residente a Osimo da oltre un decennio, Rovagna ha fondato insieme a Marianna De Leoni l’Associazione Specchi Sonori, con l’obiettivo di promuovere l’arte dal vivo e l’educazione musicale.
Un Viaggio attraverso “Graffiti”
“Graffiti” è una collezione di paesaggi sonori che spaziano dagli affreschi jazz dei gangster movie a atmosfere che trasportano l’ascoltatore attraverso diverse epoche. Ogni traccia è un segno, una traccia lasciata nel tempo, che racconta una storia attraverso la musica. “La partitura di suoni si trasforma in una storia da ricordare, risacca d’esistenza che resta, anche se passa,” spiega l’artista.
Il titolo dell’album richiama il termine “Graphos“, che indica l’unità minima di qualsiasi scrittura, un segno che innerva ogni linguaggio e lascia la sua impronta. Questo concetto si riflette nella musica di Rovagna, che attraverso “Graffiti” riesce a narrare storie con le sette note, creando un’opera che è al contempo visiva e sonora.
L’Associazione Specchi sonori e DadArt
Insieme a Marianna De Leoni, artista, regista, autrice e pedagogista teatrale, Rovagna ha fondato l’Associazione Specchi Sonori, impegnata da anni in progetti che combinano educazione teatrale e musicale nel territorio marchigiano. Tra questi progetti si distinguono la rassegna “Scena dei Piccoli” e gli itinerari di ricerca artistica e formativa “Trame Sonore” e “Tra le righe. Narrazione e rappresentazione“.
Rovagna è anche titolare della sala di registrazione e prove “DadArt” ad Osimo, un luogo dove i giovani possono imparare a “dipingere la scena con la melodia“. Durante la pandemia, Rovagna e De Leoni hanno testimoniato l’importanza della musica e dello spettacolo dal vivo, evidenziando come questi non possano esprimersi pienamente attraverso internet o uno schermo. “Le arti vive – affermano – interrompono le frequenze nelle quali siamo immersi per ri-destarci, renderci più presenti a noi stessi. Solo davanti a ciò che lascia il segno, ci sentiamo davvero umani.”