Dalle Associazioni Jesi Centro e Jesi Città da Vivere: “le saracinesche si abbassano e il corso non è più attrattivo”
Nel 1947, la sociologa tedesca Elisabeth Noelle-Neumann espose la sua “spirale del silenzio“, una teoria secondo la quale le persone tendono a non esprimere le proprie opinioni quando percepiscono che queste sono in minoranza o impopolari, per paura dell’isolamento sociale o delle reazioni negative. Ne deriva un andamento appunto, “a spirale” in cui le voci dissenzienti diventano sempre meno visibili nel dibattito pubblico.
Secondo Neumann dunque, in una comunità le voci di dissenso tenderebbero pian piano a rimanere taciute, lasciando spazio, solo alle opinioni più condivise e ad una realtà dei fatti accettata, almeno dai pochi, con rassegnazione. Vi sono solo alcuni casi in cui la spirale del silenzio può essere spezzata: quando si verificano eventi fuori dall’ordinario che destabilizzano l’intera comunità, oppure grazie all’azione di individui o gruppi di persone che scelgono comunque di dire le proprie opinioni.
Se la funzione della letteratura è quella di descrivere dinamiche osservate nella realtà, potrebbe allora avere senso riportare la teoria della sociologa tedesca con quanto fatto dai ragazzi dell’Associazione Jesi Centro e Jesi Città da vivere che, nella mattinata di mercoledì 10 luglio, hanno convocato la stampa al Circolo cittadino per esprimere le loro preoccupazioni.
Lettera a Jesi
“Siamo qua per leggere un comunicato stampa scritto cercando il modo più gentile per comunicare lo stato dell’arte delle attività di Jesi e dello stato del progetto Jesi città da vivere” ha iniziato Lorenzo Rosini di Jesi città da vivere affiancato da Edoardo Granini presidente di Jesi Centro.
Una “Lettera a Jesi” – questo il titolo del comunicato – scritta con l’augurio di dar vita ad un dialogo costruttivo con l’Amministrazione comunale: “non cerchiamo uno scontro, ci siamo sempre messi a disposizione con le energie che abbiamo. Sentivamo la necessità di condividere quello che è successo in questi anni per capire dove si può andare insieme“.
A preoccupare i ragazzi delle Associazioni, come spiegato nel comunicato, sono fondamentalmente la situazione attuale con “una spirale negativa che sta interessando tutte le attività del centro storico perché non si sta investendo più nell’intrattenimento; i locali si svuotano, le materie prime aumentano, la città vuota è meno attrattiva, gli investimenti meno convenienti, e così via“, insieme a dubbi e difficoltà relativi alle iniziative proposte o da realizzare.
“Le attività commerciali stanno vivendo un periodo complicato poiché sempre più saracinesche si stanno abbassando, i locali sopravvivono solo grazie alle proprie risorse in un habitat assolutamente privo di agevolazioni economiche e l’intrattenimento non è all’altezza di ciò che Jesi ha sempre rappresentato: un
riferimento ed un’ispirazione per tutti i comuni limitrofi“.
Troppa burocrazia e poco sostegno
Un esempio riportato dai due rappresentanti è stato il programma di Jesi Estate 2024: un programma “assolutamente insufficiente per interessare e coinvolgere la cittadinanza. La programmazione degli eventi proposti è tardiva, male articolata e di difficile lettura nei dépliant, non trascina in maniera corretta le realtà del centro, né tanto meno richiama turisti o visitatori dalle città limitrofe, risultando fine a se stessa“.
Ulteriori difficoltà riguardano infine le iniziative proposte: “le rare proposte che sono state concesse in seguito a svariati tentativi, non sono state altro che oggetto di responsabilità e investimenti privati, lavoro gratuito e difficoltà organizzative.
L’iniziativa che maggiormente è stata lo specchio di quanto sopra riportato è “Vini & Vinili”, una mostra mercato del vinile il cui scopo è creare una sinergia tra commercio di vinili e competenze organizzative ed enogastronomiche. Espositori provenienti da tutta Italia hanno attirato l’attenzione per ben due edizioni della Redazione Rai, sottolineando la validità dell’evento non solo a livello locale ma anche regionale. Le competenze dei professionisti dell’intrattenimento e dell’enogastronomia vanno valorizzate, non svalutate“.
Il progetto Jesi Città da vivere
Sono l’enogastronomia “da raccontare nelle piazze e nei vicoli” ed un “intrattenimento meno di nicchia e più commerciale” i due elementi fondamentali dai quali partire e dai quali nacque, qualche anno fa il Progetto Jesi Città da vivere:
“Durante il covid – si legge – venti imprenditori del settore enogastronomico della città fondarono “Jesi Città Da Vivere”; trattasi di un progetto creato e sostenuto dai suddetti professionisti del settore della ristorazione, dell’intrattenimento e dell’accoglienza di Jesi. Lo scopo è stato ed è quello di creare una forte armonia tra la città, i turisti e l’offerta degli operatori dei settori sopra citati. Il progetto di branding territoriale che ne seguì, sviluppato in collaborazione all’agenzia di comunicazione “Premiata Fonderia Creativa”, si componeva di una sezione analitica complessa e di un’altra che si basava su proposte volte allo sviluppo turistico della città“.
Un progetto apprezzato nelle Università, affermano, eppure trascurato dall’Amministrazione attuale e dalla precedente: “su richiesta dell’Università di Ascoli e di quella di Urbino, questo progetto, all’avanguardia in Italia, è tutt’oggi materia di studio del corso di Marketing-Food Design
dell’Università di Ascoli. Successivamente il progetto Jesi Città Da Vivere è stato affidato ed accolto da ben due amministrazioni comunali di Jesi, appartenenti a differenti schieramenti politici; il risultato è stato ed è tutt’ora deludente in quanto non riconosciuto come progetto abbastanza virtuoso“.
Invertire la rotta con la sinergia tra pubblico e privato
La richiesta del gruppo si concretizza allora in un maggior dialogo e confronto con l’Amministrazione per una rinascita del centro storico al passo coi tempi: “c’è bisogno di una sinergia tra pubblico e privato più concreta e di una visione d’insieme più lungimirante per poter allineare le iniziative locali a quelle dei paesi limitrofi, già di successo. C’è necessità di abbandonare l’eterno conflitto tra le richieste del privato e le “rare concessioni” del pubblico come se tutte le proposte di intrattenimento creassero disagio ad una città che, nella sostanza, si sta spegnendo nonostante il suo alto potenziale“.
“Noi percepiamo che stiamo perdendo di attrattività – hanno aggiunto al termine della lettura. Ci sono meno turisti, sempre meno occasioni che possono essere apprezzate dai giovani, magari che lavorano o studiano fuori e quando tornano trovano una città vuota e silenziosa“.
Una conclusione fatta di interrogativi
Dopo le questioni esposte, il comunicato si chiude con una serie di interrogativi che vanno dalla possibilità di organizzare una Festa del Verdicchio “argomento di campagna elettorale” o cosa ci si debba aspettare da questo Natale.
Il comunicato completo è stato inviato anche alla mail comunale, concludono: “attendiamo risposte e restiamo disponibili ad un confronto pubblico“.