Ospite del centro Food for mind, l’attrice marchigiana ha condiviso la sua storia nella giornata dedicata ai disturbi alimentari
“Mi sono ammalata in uno dei momenti più felici della mia vita: avevo 20 ani, ero a Roma ed ero appena entrata in una bella scuola di teatro“. Così l’attrice marchigiana Paola Giorgi ha iniziato a raccontare la sua storia, ospite del centro Food for Mind, nella giornata del fiocchetto lilla.
Nell’intimità dei libri ospitati dall’Ortolibreria di Jesi, in dialogo con le psicologhe psicoterapeute Linda Fiorà e Elisa Prosperi e la biologa nutrizionista Federica Merli, l’attrice ha condiviso con i presenti la sua esperienza e come sia riuscita ad uscire dall’anoressia.
“Non sono mai riuscita a capire la causa, il perché mi sia ammalata. Ho iniziato con lo stare attenta a cosa mangiare e durante l’estate persi quei 5 chili senza i quali mi piacevo. Non volevo riprenderli e quindi ho iniziato a togliere dei cibi– ha raccontato. All’inizio la malattia è infida. Ti senti un Dio. Ti vedi bella, dinamica e ami la tua iperattività. Fino a che un giorno ti rendi conto che il corpo non riesce ad eseguire i movimenti che la mente suggerisce: a me è successo in palestra, vedevo gli esercizi dell’insegnante e pensavo di ripeterli ma il corpo non aveva le energie per eseguire ciò che la mente pensava“.
“Ho avuto la mancanza di mestruazioni per tre anni e mi ricordo che pensavo a quel giorno in cui sarebbero tornate come un giorno di lutto, perché avrebbe voluto dire che il mio corpo era guarito. È una malattia psichiatrica e va curata come le altre“.
Dalla lotta con il cibo alla ribellione
Una malattia che, ha continuato Paola Giorgi: “diventa una lotta quotidiana per non toccare il cibo e se disperatamente si è costretti a farlo poi si fa il possibile per eliminarlo con l’attività fisica. Ti specchi sempre e compri abiti sempre più piccoli“.
Finché non nasce la ribellione a ciò che ti divora. Nella sua storia, la spinta a guarire è stata animata dai due amori che da sempre fanno parte della sua vita: sua figlia ed il teatro. “Quando sono rimasta incinta ero già in una fase di miglioramento ma dalla gravidanza è arrivata da una spinta in più perché ho sentito di non essere più responsabile solo per me stessa“.
“Poi il teatro: quando mi sono resa conto che in quel modo non sarei riuscita più a farlo. Il mio sogno si sarebbe infranto se non avessi fatto qualcosa“. L’esperienza vissuta è oggi parte del bagaglio che porta in scena: “interpreto le donne con le loro fragilità che però diventano punti di forza“.
“Il teatro è il luogo della libertà ma poggia sulla disciplina e la disciplina è autodeterminazione. Non so perché mi sono ammalata, non l’ho mai capito, col senno di poi credo fosse la paura di non riuscire – ha concluso. Quando l’aspettativa fa paura, il controllo del cibo diventa una delle scorciatoie per il controllo delle emozioni. Dai disturbi alimentari non si guarisce mai del tutto ma se ne esce e si prende consapevolezza. Ora ho 57 anni e non sono più io a temere il mio corpo“.
Sabato 23 marzo, un pomeriggio di danza educativa
In collaborazione con la scuola di danza Cinzia Scuppa, il centro Food For Mind organizza un pomeriggio di danza educativa.
Un incontro gratuito in programma per sabato 23 marzo alle ore 15.00 nella sede del centro di Jesi, in Via costa San Marco 6. Un’occasione per lavorare insieme all’insegnante Cinzia Scuppa e ad una psicologa presente sulla percezione del corpo e delle emozioni, cercando di superare in primis, la paura di avvicinarsi a queste tematiche.