Cesaroni: “conoscersi è il fondamento per superare l’ansia”. Dai docenti dello scientifico: “la scuola spreme i ragazzi. Deve cambiare”
Organizzato dai ragazzi del Movimento Giovani Cattolici Jesi, si è tenuto domenica 3 marzo, presso la Chiesa di San Nicolò, l’incontro dal titolo “La sanità mentale. Chi è sano davvero?“.
Un pomeriggio dedicato alla salute mentale che ha richiamato un ricco pubblico di persone, intervenuto per ascoltare i relatori presenti – lo psichiatra Simone Pompili, la psicologa Elisa Chiorrini, la life mental coach Roberta Cesaroni e i docenti del Liceo Da Vinci Serena Cesaroni, Carlo Cerioni e Tania Pisani – e interagire con loro. Dopo una prima parte di ascolto frontale, l’incontro prevedeva infatti un cambio di format, invitando i presenti a dividersi in gruppi e, a turno, incontrare in cerchi di dialogo i professionisti presenti.
Il macrotema è stato così affrontato da diverse prospettive. Al centro gli adolescenti. I giovani che, nella quotidianità, lamentano ansia e disagio. Ansia legata alla vita scolastica ma anche anche alle dinamiche di socializzazione nella classe. I disturbi alimentari, l’ autolesionismo, fino alla depressione e alle reazioni suicidarie.
Reazioni comuni in adolescenza perché “l’adolescente gestisce le situazioni di stress con la sfera emotiva – spiega la psicologa Elisa Chiorrini – Per questo l’adolescente ha bisogno dell’adulto che gestisce le pressioni con la logica“.
“Ci sono due tipi di ansia – afferma la life mental coach Roberta Cesaroni – quella benigna e quella maligna. La prima è quella che hai prima di un evento importante, l’adrenalina. Quella maligna è quella che non gestiamo bene perché non ci conosciamo“.
“Conoscere se stessi è infatti il fondamento per affrontarla – aggiunge. E i genitori devono spingere i figli a capire quanto valgono. Se avete figli maschi e femmine non fate confronti perché li mandate ancora più in ansia. In Italia convivono 5 generazioni. Il genitore si basa sull’educazione che ha ricevuto ma allo stesso tempo si relaziona con un figlio che è parte di un’altra società. Sono ragazzi uditivi che a scuola fanno difficoltà perché lì l’apprendimento è rimasto analogico e questo crea loro frustrazione e ansia. Per questo, dobbiamo aiutarli a riuscire ad apprendere supportando le loro qualità, aiutandoli a conoscersi, altrimenti i ragazzi si arrendono e non reagiscono”.
Restando all’interno dell’ambiente scolastico: “un ragazzo inserito in un contesto socializzante come la scuola avverte se stesso in modo negativo se non riesce a socializzare e prova disagio– aggiungono i docenti del Liceo Scientifico. La scuola dovrebbe rilevare il problema ma non lo fa. Così come sbaglia con il processo di spremitura dello studente, quando fa effettuare meccanicamente tante verifiche a settimana. La scuola italiana ha preso un piega meccanicistica, fondata su una performance misurabile, che continua a far sta male lo studente; e questo deve cambiare per la salute fisica e mentale dei ragazzi“.