Romagnoli: “Appoggiamo gli agricoltori in marcia verso Roma”. Domani un corteo di trattori a Jesi
Si è tenuta stamattina presso il consorzio agrario di Jesi una conferenza stampa organizzata da Agrinsieme Marche, il Coordinamento di Cia, Confagricoltura, Copagri, Aci Agroalimentare e FRIMA Marche per discutere quanto sta accadendo in questi giorni in Italia dove, sulla scia di quanto accaduto in Francia e Germania, centinaia di agricoltori si sono messi in marcia per manifestare contro la situazione in cui verte il comparto agricolo nazionale.
La volontà dei presenti, quella di confermare la loro vicinanza ai manifestanti in marcia verso Roma: “gli agricoltori con i loro trattori stanno conducendo una protesta costruttiva e pacifica che noi condividiamo e sosteniamo” ha affermato Nevio Romagnoli di Agrinsieme.
Al centro dell’incontro, le principali problematiche al cuore della protesta.
In primis, viene messa in evidenza la triplice responsabilità di Europa, Italia e singole regioni, complici allo stesso modo di una politica burocratica e non funzionante: “la politica comunitaria viene decisa nei tavoli di Bruxelles e condivisa dai singoli governi che quelle politiche le hanno approvate senza ascoltare le esigenze del settore. Poi ci sono le regioni che devono condividere i regolamenti spesso inapplicabili perché troppo rigidi”.
Si aggiungono questioni interne di carattere finanziario, come “i tassi di interesse sul credito agricolo e il credito di imposta sul gasolio” ha affermato Stefano Burattini di Alleanza delle Cooperative Italiane; il tutto dopo due annate che, come ricordato dai presenti, sono state disastrose dal punto di vista del raccolto a causa del clima.
“Il 2022 e il 2023 hanno visto costi delle colture alle stelle, si è raccolto meno ed il prodotto era di scarsa qualità. Oggi le aziende agricole si sono accorte di non avere più un soldo” ha commentato Luciano Petrini di FRIMA Marche facendo eco al commento di Antonio Trionfi Onorati di Confagricoltura Marche, il quale ha ricordato come “le aziende sono state costrette ad intaccare il loro capitale e a richiedere credito, a condizioni per nulla convenienti. L’unico respiro poteva provenire dalla Pac, che però è crollata del 40%. Per questo -ha concluso – gli agricoltori sono sottoposti ad un forte stress economico“.
A questo – ha aggiunto Onorati – si aggiunge la nomea di un agricoltore etichettato come “nemico dell’ambiente, delle api, dell’ecosistema e questo non è affatto giusto perché non sarebbe nell’interesse di nessun agricoltore minare il territorio che lavora“. Ciò che è necessario dunque, è anche una riqualificazione della professione che deve passare per una rivalutazione culturale e soprattutto economica dell’agricoltore. Come sottolineato da Andrea Passacantando di Copagri Marche “di 1 euro pagato dal cliente solo 0,15 centesimi finiscono nelle mani di chi coltiva il prodotto. È necessaria una redistribuzione del reddito e un lavoro sulla renumerazione degli agricoltori”.