Monday 25 November, 2024
HomeComunicati stampaIl Pd: “Il 2023 di Acquaroli è stato un anno di fallimenti”

La nota di fine anno del Gruppo assembleare del Partito Democratico alla Regione Marche

Per il Partito Democratico delle Marche non ci sono dubbi: l’anno che si sta concludendo marca ulteriormente la tendenza al declino che la regione ha intrapreso dopo tre anni di governo del centrodestra. Una tendenza, secondo i dem, perfettamente fotografata dal Documento di Economia e Finanza regionale 2024-2026 e dal Bilancio di previsione 2024-2026 approvato dalla maggioranza lo scorso 22 dicembre certificano il fallimento a 360° della giunta Acquaroli: dalla sanità alle infrastrutture, dal sociale all’economia, fino alla politica urbanistica.

“Il 2023 – attacca il capogruppo regionale Maurizio Mangialardi – è stato un anno di fallimenti in continuità con i due precedenti: il disastro della giunta Acquaroli è ormai sotto gli occhi di tutti, tanto che il presidente si dimostra sempre più nervoso, preoccupato, sfiduciato. Un disastro che soprattutto investe il sistema sanitario, che vede crescere i disservizi e i tempi delle liste di attesa, arrivando persino a negare le prestazioni ai malati oncologici e ai bambini cardiopatici. A sostenere ciò non sono solo quei “disfattisti” dell’opposizione, ma i medici e gli infermieri di tutti gli ospedali della regione, la Corte dei Conti, il Collegio dei Revisori dei Conti che ha messo nero su bianco come la sanità marchigiana sia per pochi privilegiati facoltosi, raccomandati e fortunati. Siamo molto preoccupati anche per i dati impietosi dell’economia che certificano per le Marche la crescita più bassa d’Italia nel 2023 e crescita zero nel 2024: segno evidente che le inesistenti politiche industriali della giunta Acquaroli stanno portando la regione a una stagnazione che rischia di trasformarsi in recessione”.

“Ciò che emerge dal bilancio appena approvato – aggiunge la segretaria regionale del Pd Marche Chantal Bomprezzi – è lo scollamento tra il mondo reale e la giunta Acquaroli. Ai continui proclami sulla sanità e sulle infrastrutture, seguono puntualmente tagli e ritardi che rendono le Marche sempre più povere di servizi e isolate dalle altre regioni. Ma lo scollamento è anche e soprattutto con il territorio: lo abbiamo visto con il dimensionamento scolastico, dove la Regione ha letteralmente abbandonato Province e Comuni, e con il riparto dei fondi per il ripristino dei danni dell’alluvione, dove molti sindaci tutt’ora non sono a conoscenza dei criteri utilizzati. Noi continueremo a lavorare per costruire l’alternativa alla politica totalmente fallimentare di questo centrodestra, a partire dalla difesa della sanità pubblica, della casa e della pubblica istruzione, che sono i diritti universali che vanno garantiti a ogni cittadino”.

“Come prevedibile e sostenuto dal Partito Democratico – afferma la vice capogruppo Anna Casini -la legge urbanistica recentemente approvata, già di per sé scritta male, risulta inutile, inapplicabile e dannosa. Siamo a fine anno e già le Province e i Comuni hanno chiesto chiarimenti proprio perché non riescono ad applicarla. Un esempio su tutti: i vuoti delle leggi abrogate non sono stati colmati, nonostante l’avessimo denunciato con oltre 400 emendamenti in consiglio regionale. Peggio ancora è quanto sta accadendo sul Superbonus: a seguito della mannaia del governo Meloni sulla possibilità di cessione del credito, siamo stati tra i primi in Italia a presentare leggi a tutela degli esodati, che rischiano di perdere i risparmi di una vita, e delle imprese edili, molte delle quali prossime al default. Leggi che ancora, nell’indifferenza della giunta regionale e dell’intero centrodestra, attendono di essere discusse dall’Assemblea. Trovo incomprensibile la volontà della Regione di far finta di nulla, nonostante le sollecitazioni delle tantissime associazioni di categoria. In compenso siamo riusciti a far approvare la legge per la tutela delle donne affette da endometriosi e auspichiamo che ciò avvenga anche per quella riguardante il rimborso dei viaggi a chi accompagna figli o chi è affetto da malattie rare, non rimborsabili nelle Marche”.

“Il bilancio di previsione 2024-2026 della giunta Acquaroli – sottolinea il consigliere Fabrizio Cesetti – fotografa esattamente ciò che le Marche, e in particolare la sanità regionale (visto che questo settore assorbe circa il 75% delle risorse), sono diventate in questi tre anni di governo del centrodestra: una regione dove il diritto alla salute, sancito dalla Costituzione, non è più garantito. È quanto sanno benissimo tutti i cittadini che, quotidianamente, alzano la cornetta del telefono per prenotare al Cup una prestazione medica, scoprendo che, nella stragrande maggioranza dei casi, non troveranno risposta dal servizio sanitario pubblico regionale. Del resto, persino l’assessore Saltamartini ha candidamente ammesso che sul liste di attesa “il sistema individuato dalla giunta Acquaroli semplicemente non ha funzionato”. Questo è il risultato di scelte che la giunta Acquaroli e la maggioranza che la sostiene hanno compiuto, a partire dalla legge di riorganizzazione del sistema sanitario, che ha cancellato l’Asur, e dal Piano Socio Sanitario Regionale, che non stanzia le risorse necessarie. Un disastro, aggiungo, che è impensabile sanare con la nomina a sottosegretario alla giunta regionale di Aldo Salvi, la quale anzi disarticola, indebolisce e rende ancora più confusi i meccanismi decisionali, ma soprattutto aumenta i conflitti all’interno della maggioranza,  e con essi, ovviamente, i costi e le inefficienze”.

“Il tradimento dei marchigiani – spiega il consigliere Carancini – è la sintesi politica e amministrativa della giunta Acquaroli a oltre metà mandato. Acquaroli e le destre al governo delle Marche hanno tradito su tutti i fronti delle politiche regionali ma quello della sanità, così come era stato nel 2020 il simbolo della vittoria, la ragione emotiva sui cui i marchigiani li avevano eletti, oggi è divenuto il segno dell’incapacità di governare. Non sappiamo bene se questo sarà sufficiente a convincere i marchigiani a scegliere uno schieramento politico diverso, perché entrano in gioco altri fattori, ma il bilancio sulla sanità guidata da Acquaroli e Saltamartini è totalmente fallimentare. Nel “manifesto della disfatta” sarebbe sufficiente stampare e ricordare un solo fatto che riassume e certifica le disgrazie sanitarie di questi tre anni: la nomina di Aldo Salvi, lo scorso 22 dicembre, a sottosegretario alla presidenza della giunta regionale e, soprattutto, le specifiche 8 questioni che il Presidente Acquaroli gli ha affidato raccontano la cronaca di fallimento sanitario annunciato. Quella nomina è l’ultimo tassello di un profondo giudizio negativo sull’operato in tema sanità che ha preso le mosse addirittura dal partito di appartenenza dell’assessore Saltamartini, la Lega, che per settimane ne ha chiesto la sostituzione. E d’altro canto lo stesso Salvi, ancor prima della sua nomina, aveva anticipato senza giri di parole il suo pensiero sulla sanità marchigiana collocandola metaforicamente in uno stato di rianimazione e affermando che per salvarla ci fosse bisogno di decisioni rapide ed impattanti. E infatti il nuovo Sottosegretario si dovrà occupare – negli 8 dossier che gli sono stati affidati – del cuore delle criticità delle deleghe sulla sanità già appartenute a Filippo Saltamartini: efficientamento dell’organizzazione assistenziale delle aziende ospedaliere e degli ospedali delle Ast, liste di attesa, reti cliniche interaziendali, organizzazione dell’emergenza-urgenza, lungodegenza post acuzie ed efficienza degli ospedali per acuti, rapporto tra Servizio Sanitario Regionale e Università, partecipazione alla Conferenza delle Regioni e analisi e monitoraggio dei dati statistici regionali. Insomma, il re è nudo”.

“Questa giunta – dichiara la consigliera Manuela Bora – aveva promesso di far uscire le Marche dall’isolamento e a 3 anni dal suo insediamento ha evidentemente fallito l’obiettivo. Sulle infrastrutture marchigiane, in particolare, ne abbiamo sentite tante, ma mai la verità. E la verità è che il servizio aereo su Milano, Roma e Napoli, così come è stato proposto non è economicamente sostenibile. Anche la cordata di imprenditori marchigiani guidata nel 2021 da Merloni, punto di riferimento del presidente Acquaroli, era giunta alla stessa conclusione. Uno spreco di denaro pubblico che arreca un danno enorme all’aeroporto dorico soprattutto se si considerano i tantissimi sacrifici fatti dalla precedente giunta Ceriscioli nel tentativo di metterlo in salvo. Va inoltre ribadito che la Regione Marche, tramite l’Atim, aveva preso impegni precisi per garantire la sostenibilità economica di questi voli, impegni che il Presidente Acquaroli non è stato in grado di mantenere, azzerando quindi la poca credibilità che gli è rimasta. L’Atim, come più volte denunciato, si è confermata l’ennesimo poltronificio targato Acquaroli. Una scatola vuota, priva di quelle figure specializzate che avrebbero dovuto rendere più efficaci le attività regionali rivolte al settore turistico e all’internazionalizzazione”.

A insistere ancora sui disservizi nella sanità, e soprattutto sulla mancata prevenzione e l’allungamento dei tempi delle liste di attesa, è la consigliera Micaela Vitri: “La giunta Acquaroli non è riuscita a utilizzare nemmeno la metà dei fondi disponibili per la riduzione delle liste d’attesa. Dalla Corte dei Conti è arrivata la conferma di una situazione che denunciamo da tempo, ovvero un forte ritardo nell’attuazione del Piano per la riduzione delle liste d’attesa con ripercussioni sulla mobilità passiva. I dati emersi sono peggiori di quanto potessimo immaginare. A tale scopo, nel 2022 il governo Draghi ha assegnato alle Marche ben 12.861.642 euro, ma ne sono stati spesi solamente 4.687.310,96 di cui 1.650.351,00 sono stati destinati ai privati accreditati. Siamo una delle ultime regioni italiane con una percentuale che è la metà della media italiana (66%), mentre altre Regioni hanno raggiunto quasi il totale recupero. Ma la giunta regionale fa malissimo anche sul fronte della prevenzione. A settembre ho segnalato che entro aprile dovevano partire gli inviti per l’ecografia mammaria gratuita a tutte le donne over 45 fino a 69 anni, invece nessuno ha ancora ricevuto niente. La Regione non rispetta nemmeno una mozione approvata all’unanimità. Anzi, l’assessore Saltamartini ha certificato che la prevenzione è completamente saltata. Siamo nel baratro, tanto è vero che oggi il problema delle lunghe liste di attesa è stato addirittura sormontato dal fatto che non ci sono più visite disponibili. Due parole, infine, sul problema della rimozione e lo smaltimento dell’amianto, per cui la Regione non ha stanziato neanche un euro dimostrando purtroppo di essere indifferente e inadempiente rispetto a un problema pesante, che ogni anno nelle Marche conta 180 morti a causa, nel 90% delle diagnosi, dell’esposizione all’amianto”.

A focalizzare l’attenzione sui temi del lavoro, invece, è il consigliere Antonio Mastrovincenzo: “Nelle Marche cresce la povertà, ma la lotta alle disuguaglianze non solo non è una priorità, ma neppure un tema di interesse della giunta Acquaroli. Dall’ultimo Rapporto Caritas emerge che sono 15.000 le famiglie assistite dalla Caritas nella nostra regione, che è la seconda in Italia dopo la Liguria, nella triste classifica del numero di famiglie assistite rispetto a quelle residenti. I dati sul lavoro sono drammatici: aumentano gli occupati ma si tratta di contratti precari, mal retribuiti e di breve periodo. Tra coloro che trovano per la prima volta lavoro, le donne sono appena il 19,6%. L’occupazione diminuisce di 2.200 unità nel settore manifatturiero, cioè quello più consolidato dell’economia locale, e aumenta il ricorso alla cassa integrazione. Secondo i dati di Confindustria, il manifatturieroaddirittura chiude il terzo trimestre con attività produttiva e commerciale in calo. La produzione industriale ha registrato una flessione del 5,2% su base tendenziale, ben sopra la media nazionale (3,9%). L’export registra una picchiata del 9,2%, con risultati negativi per tutti i settori. Va ancora peggio per l’imprenditoria giovanile: le Marche sono all’ultimo posto in Italia per imprese guidate da under 35 giovani (nel 2022 sono state appena 11.141). Chiunque comprende che senza giovani per la nostra economia non c’è futuro. C’è quindi molto da fare per migliorare una situazione che non è rosea come qualcuno la vorrebbe dipingere. Su lavoro e formazione, in questi anni, non abbiamo mai fatto mancare il nostro contributo in termini di proposte anche attraverso atti di indirizzo che poi sono stati approvati all’unanimità dal Consiglio. Il prossimo 16 gennaio sarà discusso in aula il Piano Triennale per le Politiche del Lavoro, finanziato completamente da risorse europee: i 350 milioni di euro da utilizzare per il lavoro e la formazione nelle Marche per il prossimo triennio, rappresentano una opportunità unica, forse irripetibile, che non può essere assolutamente sprecata. Abbiamo già annunciato numerosi emendamenti a un Piano che appare del tutto insufficiente, si tratta di proposte che possono migliorare il testo in particolare su occupazione giovanile e femminile, sostegno a lavoratori e imprese nelle situazioni di crisi aziendali, inserimento lavorativo alle persone disabili, sicurezza sul lavoro”.

“Il grande assente nella politica del centrodestra – conclude il consigliere Andrea Biancani – è il sociale. Nessuno ne parla, nessuno se ne occupa, in tre anni gli operatori non sono riusciti a costruire un’interlocuzione con la giunta Acquaroli. Siamo praticamente all’anno zero. Invece questo tema dovrebbe essere centrale per la Regione Marche, perché interessa migliaia di famiglie che hanno quotidianamente a che fare con la cura di persone fragili. Una cura che senza il sostegno dei servizi pubblici diventa praticamente impossibile. Altro argomento destinato a scoppiare a breve è il Piano Casa, che di fatto con la nuova legge urbanistica non esiste più. Anche qui, l’unico risultato conseguito dalla giunta regionale è quello di complicare la vita delle famiglie marchigiane, visto che anche la pratica edilizia più semplice, al posto della vecchia autorizzazione, richiederà una variante urbanistica e la dichiarazione di interesse pubblico da parte del consiglio comunale. Oltre ai disagi per i cittadini, ciò rischia di avere un duro impatto economico sulle imprese che danno lavoro a migliaia di addetti”.

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