Nella Basilica di Santa Giustina a Padova si sono svolti stamattina i funerali di Giulia Cecchettin, uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta, attualmente in carcere, lo scorso 11 novembre. Come previsto, nella cittadina veneta sono arrivate migliaia di persone, circa 10 mila, per portare l’ultimo saluto alla giovane. Migliaia di giovani e adulti riuniti, in un freddo silenzio, fuori dalla chiesa e in Prato della Valle dove dei maxischermi hanno permesso a tutti di partecipare al rito funebre. Tra i presenti, anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio in rappresentanza del governo insieme ai parlamentari Antonio de Poli, Laura Boldrini, Alessandro Zan, Andrea Martella.
“Non avremmo voluto vedere quello che i nostri occhi hanno visto – ha affermato in apertura all’omelia il vescovo di Padova, Claudio Cipolla. Per sette lunghi giorni abbiamo atteso e sperato di sentire cose diverse. Invece ora siamo qui in molti con gli occhi pieni di lacrime. La conclusione di questa storia lascia in noi amarezza e rabbia ma quanto vissuto ha reso evidente la volontà di trasformare la tragedia in impegno, per la salvaguardia dei diritti fondamentali di ciascuno, specie quello alla libertà. Impegno indispensabile, per realizzare quelle reti sociali dove le persone siano valorizzate come soggetti. Il sorriso di Giulia mancherà alla famiglia, mancherà agli amici ma anche a tutti noi perché il suo viso ci è diventato caro. Da esso nasca il germoglio per la speranza e l’amore per la vita“.
A chiudere la liturgia, il padre di Giulia che ha ringraziato tutti coloro che hanno dato supporto alla famiglia: “mia figlia Giulia era una giovane donna, allegra e straordinaria, un oplita come le piaceva definirsi richiamando i soldati greci. Il femminicidio è il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne. Come può accadere tutto questo? Ci sono tante responsabilità. Mi rivolgo agli uomini. Parliamo agli altri maschi, sfidiamo la cultura che normalizza la violenza maschile. Dobbiamo ascoltare le donne e non girare la testa di fronte ai segni di violenza, anche i più lievi. La prevenzione comincia nelle famiglie e continua nelle aule scolastiche ma anche i media giocano un ruolo cruciale. Difendere il patriarcato, trasformare le vittime in bersagli solo perché dicono ciò che non ci piace non va bene. Alle istituzioni politiche chiedo di affrontare insieme il problema, al di là delle differenze ideologiche. Dobbiamo trovare la forza di trasformare questa tragedia nel cambiamento. La sua morte deve essere il punto di svolta per porre fine alla violenza sulle donne“.
All’uscita dalla chiesa, il feretro e la famiglia sono stati accolti dal suono di campanelle e chiavi, perché, come sperato dalla famiglia e da tutti noi, la morte di Giulia possa “fare rumore” e cambiare le cose.