Salvati migliaia di esemplari di uccelli lungo le rotte migratorie delle Prealpi lombardo-venete. È il risultato di una vasta operazione effettuata dal corpo dei Carabinieri forestali di Brescia, Bergamo, Mantova, Vicenza, Verona e Padova che, oltre a salvare gli animali hanno anche arrestato due persone per detenzione di armi clandestine e sostanze stupefacenti, denunciato 123 persone per abbattimento e detenzione illecita di esemplari di avifauna, sequestrato 1338 dispositivi illegali di cattura insieme a 3564 esemplari di avifauna di cui 2131 catturati e abbattuti illegalmente.
Le Prealpi lombardo-venete costituiscono lo scenario dell’ancestrale passo migratorio dei piccoli passeriformi, che si spostano dalle aree di nidificazione dell’Europa settentrionale verso quelle del bacino del Mediterraneo e del continente africano. Un passaggio che garantisce al territorio una concentrazione imponente di uccelli e un’inestimabile ricchezza in termini di biodiversità.
Quando gli esemplari però si fermano sui valichi montani che costituiscono un “collo di bottiglia” per la migrazione, diventando spesso vittime di bracconaggio, con gravi ripercussioni sui sistemi ecologici.
Il bracconaggio in queste zone nasce da antiche tradizioni legate ai periodi carestie, guerre e situazioni di estrema povertà, ma ancora oggi è molto diffuso. L’avifauna è molto ricercata dai ristoranti locali perché ingrediente indispensabile per piatti tipici come la famosa “polenta e osei” e “lo spiedo” ma è frequente anche il consumo casalingo. La seconda ragione è sia commerciale che amatoriale: si ha immissione sul mercato di esemplari catturati in natura ed inanellati abusivamente con modalità spesso cruente per essere poi destinati principalmente all’uso come richiami vivi, ma talvolta anche a voliere con finalità riproduttive od ornamentali.