Friday 22 November, 2024
HomeCronacaTangenti per appalti e smaltimento rifiuti pericolosi anche vicino ad un asilo di Jesi

In carcere imprenditore di un’azienda con sede a Jesi, nei guai altri quattro. Sequestrati oltre 80mila euro

In queste ore, 30 Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ancona, 30 Carabinieri Forestali del Gruppo di Ancona, e 10 militari della Capitaneria di Porto Guardia Costiera di Ancona stanno eseguendo misure cautelari personali e reali a carico di 5 soggetti e 1 società, disposte dal GIP del Tribunale di Ancona, nell’ambito di un’indagine iniziata nel 2020 e diretta dalla Procura Distrettuale Antimafia di Ancona. Disposto inoltre il sequestro di denaro per un totale di 82.420 euro, attraverso il blocco dei conti correnti bancari e postali di una società con sede legale in Jesi, i cui amministratori sono accusati di aver posto in essere un giro di tangenti per ottenere appalti pubblici e smaltire illegalmente ingenti quantitativi di rifiuti.

Le indagini sono partite nel 2020 dall’abbandono di rifiuti presso il centro raccolta di Jesi. In questa prima fase sono state accertate 1.600 tonnellate di rifiuti da demolizione e di vegetazione. Da lì è stato possibile risalire alle attività che conferivano illecitamente questi rifiuti e, scavando più a fondo, è emerso un sistema di favori e tangenti sugli appalti pubblici. L’impresa nel mirino degli inquirenti ha sede legale a Jesi, ma nel giro c’erano anche tre pubblici ufficiali impiegati presso l’A.S.T. di Ancona, l’INRCA di Ancona, la Società Jesi Servizi (la partecipata che gestisce, tra gli altri, anche il centro di raccolta di Jesi) e un professionista incaricato della custodia giudiziaria di un’area sottoposta a fallimento.

Gli appalti irregolari

Attraverso la corruzione di questi soggetti, l’impresa avrebbe ottenuto lavori pubblici, in turbativa d’asta, e avrebbe poi smaltito illegalmente 59 tonnellate di rifiuti di vario tipo. I lavori si riferivano a opere realizzate presso strutture sanitarie nella provincia di Ancona.

La turbativa d’asta si concretizzava attraverso il pagamento in contanti di tangenti a pubblici ufficiali, per conoscere informazioni riservate sulle procedure di gara, dettagli che poi servivano all’impresa per vincere la gara.

Ma gli illeciti non si sarebbero fermati alla turbativa d’asta. L’impresa, una volta aggiudicatasi i lavori, avrebbe cercato di abbattere i costi dell’esecuzione non rispettava le condizioni contrattuali inserite nell’appalto. Il tutto con la connivenza dei dipendenti pubblici che volontariamente non avrebbero vigilato sulla corretta esecuzione dei lavori.

Ci sono poi i reati ambientali. E’ risultato che gli imprenditori indagati avressero smaltito terre contaminate da idrocarburi pericolosi in una buca dislocata negli spazi di pertinenza di un asilo nel comune di Jesi e altre 72 tonnellate di rifiuti di varia natura occultati in una buca di 800 metri cubi scavata in un’area oggetto di fallimento.

Sarebbe stato altresì accertato lo smaltimento di oltre 325 tonnellate di rifiuti di varia natura, tra i quali terre contaminate da idrocarburi presso una ex cava di proprietà dell’impresa indagata e in particelle demaniali site sulla sponda sinistra del fiume Esino vincolate paesaggisticamente.

L’Autorità Giudiziaria dorica ha pertanto disposto anche il sequestro preventivo dei tre siti oggetto di smaltimenti illegali dei rifiuti.

Il video delle operazioni

Autore

Cristina Carnevali

Di professione avvocato, fondatrice di capocronaca.it. Già collaboratrice e direttore editoriale per realtà locali, vincitrice del Premio giornalistico "Giuseppe Luconi" 2020 nella sezione "quotidiani on line delle Marche", oggi guida della redazione di capocronaca.it. Appassionata di sport, ha fatto i primi servizi sul campo, per poi occuparsi a 360° dell'editoria e della comunicazione.