Friday 22 November, 2024
HomeItaliaCronaca ItaliaOperazione antimafia “Stiela”, arresti e domiciliari per estorsione nella Valle del Dittaino

Questa mattina i Carabinieri del ROS, coadiuvati nella fase operativa dai Carabinieri del
Comando Provinciale di Enna, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare,
emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Caltanissetta, nel corso
delle indagini preliminari, a seguito di richiesta della D.D.A. della Procura di Caltanissetta, a
carico di sette soggetti.

In particolare sono quattro e tutti residenti a Valguarnera Caropepe, gli uomini nei cui confronti il Giudice per le Indagini Preliminari ha disposto la misura cautelare della custodia in carcere. Si tratta di Sebastiano Gurgone, Sebastiano Calcagno, Giuseppe Scibona e Cristofero Scibona. Sono gravemente indiziati per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, aggravata dalla disponibilità di armi, ed estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Il GIP ha inoltre disposto i domiciliari per riciclaggio, usura e assistenza agli associati per altri tre indiziati: Antonino Martorana, Filippo Greco,e Rosario Catalano.

L’indagine è stata condotta per due anni dai Carabinieri del ROS e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta, sul territorio della provincia di Enna, in particolare nella zona comunemente conosciuta come “Valle del Dittaino”. Di fatto è la principale area produttiva dell’ennese che, come già sancito in diverse sentenze passate in giudicato, ha da sempre suscitato gli appetiti della criminalità mafiosa.

Nel 2019, dopo la scarcerazione di Sebastiano Gurgone, si definiva lui stesso “uomo d’onore” e al vertice della famiglia più potente della Valle del Dittaino. Attraverso i controlli su di lui e sui suoi più stretti
collaboratori, elementi di spicco delle famiglie Calcagno e Scibona, sono emersi precisi ruoli e attività mafiose legate ad episodi di estorsione nei confronti di attività commerciali della zona.

In particolare, Gurgone dopo la sua scarcerazione avrebbe organizzato la riscossione del “pizzo” con la complicità dei suoi fedelissimi. Per intimorire ancora di più le vittime di estorsione, avrebbero avuto a disposizione anche armi, alcune delle quali appartenute al defunto Domenico Calcagno, ucciso dopo dissapori interni a cosa nostra.

C’è un episodio in cui ha un ruolo anche Antonino Martorana. Avrebbe emesso un assegno a favore di un imprenditore vittima di estorsione, una fattura per un servizio che secondo l’ipotesi accusatoria non sarebbe mai avvenuto. In realtà si trattava della somma oggetto di estorsione.

Il GIP del Tribunale di Caltanissetta ha, infine, riconosciuto la gravità indiziaria delle acquisizioni investigative raccolte a carico di Filippo Greco, che non appartenente all’associazione mafiosa, ma sarebbe comunque legato al Gurgone, che ha più volte aiutato, facendosi tramite con le vittime di estorsione. C’è poi la posizione di Rosario Catalano, soggetto già in passato condannato definitivamente per associazione mafiosa, per il delitto di usura continuata.

In sede di esecuzione dell’ordinanza cautelare la polizia giudiziaria ha effettuato approfondite perquisizioni per cercare altri elementi.

Autore

Cristina Carnevali

Di professione avvocato, fondatrice di capocronaca.it. Già collaboratrice e direttore editoriale per realtà locali, vincitrice del Premio giornalistico "Giuseppe Luconi" 2020 nella sezione "quotidiani on line delle Marche", oggi guida della redazione di capocronaca.it. Appassionata di sport, ha fatto i primi servizi sul campo, per poi occuparsi a 360° dell'editoria e della comunicazione.