Nel 2006 è stato deciso di dedicare una Giornata mondiale all’orgasmo. Da allora, il 31 luglio le pagine dei giornali ricordano puntuali tale ricorrenza. Il termine si afferma in tendenza, i giornalisti diventano la penna degli esperti che consigliano di “ascoltare il proprio corpo” e “condividere dubbi e desideri con il partner“, mentre tra una statistica e l’altra si commentano dati che attestano come si faccia molto meno sesso rispetto al passato ed il lockdown abbia aumentato a dismisura la vendita di sex toys.
La verità è che l’argomento interessa e come perché, per quanto estremamente convinti di aver abbattuto tabù e pregiudizi, gran parte delle persone fa ancora una gran fatica a parlare di sesso e di piacere.
Gli adulti non ne parlano, la scuola non lo cita, i giovani cercano online. Di notte a quanto pare, come dimostrano i dati di Google Trends, con picchi di ricerche che vanno regolarmente dalle 2.00 alle 3.00 del mattino. Durante il giorno, alla luce del sole, l’argomento si fa strada nella quotidianità, suggerisce dubbi o fantasie e, solo quando tutti dormono, si chiedono a Google risposte o ispirazioni.
L’argomento si muove tra natura e cultura. La prima mette l’istinto e l’attrazione, la seconda il sentimento ed i valori condivisi da una comunità. Il rapporto che abbiamo oggi con l’orgasmo deriva da una storia dove il “corpo è stato nascosto e i desideri proibiti” come ricorda lo scrittore Robert Muchembled nel suo “L’Orgasmo e l’occidente. Storia del piacere dal rinascimento ad oggi“. La morale cristiana e la conseguente censura del piacere in nome della virtù hanno proibito, non solo “atti impuri”, ma anche tutti i discorsi sull’importanza del piacere per l’uomo e la donna.
Il Novecento mescola le carte in tavola. Nuovi mezzi di comunicazione di massa si uniscono al libro e alle riviste che, fino a quel momento, avevano condiviso immagini ed informazioni sul sesso. Il cinema fa la prima mossa, con il primo film porno datato 1915.
Dagli anni Sessanta, i movimenti sociali ed il femminismo rivendicano il diritto di godere. L’industria culturale inizia a parlarne in maniera provocatoria. Vasco canta di una ragazza sola dentro la stanza che con una mano si sfiora. E fa scalpore, perché la masturbazione è un tabù.
Fino ad oggi. Al 31 luglio 2024 quando il valore dell’orgasmo è finalmente conosciuto e riconosciuto. O almeno, così ci piace pensare. Complici i media ed una narrazione prevalentemente maschile, gran parte di noi associa all’argomento convinzioni errate e distorte.
Ne è un esempio già il semplice modo nel quale viene invocato. “Raggiungere l’orgasmo” si suol dire. Il termine viene sempre accompagnato da un verbo di movimento. Come un traguardo da raggiungere, un luogo a cui venire, ogni volta che da soli o con qualcuno scegliamo di fare sesso. Ma non si tratta di un viaggio o una strada da percorrere. Si tratta di uno stato da vivere e sentire, ognuno a suo modo attraverso il proprio corpo.
Quella da percorrere è piuttosto la strada verso una narrazione corretta e libera da idee del passato. Con conoscenza e ascolto, lontani da pregiudizi e timori. Parlando di piacere, di cosa piace o no, di come ci sentiamo; senza più mortificare la natura con la cultura.