Fatale la caduta lungo la discesa del Colle di Portet-d’Aspet
Era il 18 luglio del 1995. Il Tour de France stava percorrendo i Pirenei e il mondo del ciclismo era ancora indenne da incidenti come questo. Si correva la quindicesima tappa, una caduta collettiva coinvolse il ciclista comasco Fabio Casartelli che perse il controllo della bici e cadde a terra sbattendo con violenza la testa. Il suo corpo esanime trasportato d’urgenza in elicottero nel vicino ospedale non riprese più conoscenza. Alle 14 del 18 luglio 1995 fu dichiarata la morte di Casartelli.
Il giorno dopo si correva la sedicesima tappa. Il gruppo, dopo un minuto di silenzio, partì ma rimase sempre compatto e all’arrivo passarono in fila i compagni di squadra di Casartelli. Due giorni dopo, all’arrivo della diciottesima tappa, Lance Armstrong dedicò la sua vittoria al compagno di squadra, alzando le dita al cielo.
Il mondo del ciclismo si interrogò per la prima volta in maniera seria sulla necessità di dotare i ciclisti di una fondamentale protezione. Casartelli non indossava il casco e la caduta gli ha fatto sbattere violentemente il capo senza alcuna protezione.
Toccherà attendere fino al 2003 (ed assistere ad un altro incidente mortale alla Parigi-Nizza, quella del kazako Andrej Kivilëv) per arrivare alla norma che prevede l’uso del casco obbligatorio.
Fabio Casartelli era oro olimpico di ciclismo su strada tra i dilettanti, conquistato a Barcellona nel 1992. Quel 18 luglio lasciava la moglie e il figlio nato a maggio dello stesso anno. Oggi, passando su quel tratto, c’è una stele in suo ricordo.